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Argomento:

Le mani della Destra sulla Scuola: l'assemblea di USB del 1 novembre a sostegno del Cestes, dei diritti costituzionali, della libertà di espressione

Nazionale -

È online la petizione per costruire una risposta condivisa a questo grave attacco repressivo: c.org/HS79LLt5d7 

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Non c'è voluto neanche troppo tempo per arrivare alla diretta repressione del dissenso. L'occasione è arrivata subito.

È bastato che quel risveglio etico, politico, culturale - che gli scioperi del 22 settembre e del 3 ottobre avevano manifestato con forza, che la manifestazione per la Palestina aveva rappresentato come un enorme fiume nella città di Roma - iniziasse a darsi nei luoghi della formazione degli strumenti di organizzazione, di elaborazione, di ragionamento collettivo, di collegamento al mondo studentesco, di ripudio della guerra, del riarmo e del genocidio Palestinese.

Tutti temi del corso di formazione che il Cestes, il nostro centro studi, insieme a tanti altri soggetti tra i quali l'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, aveva organizzato per il 4 Novembre, data diventata da un anno "Giornata dell'unità nazionale e delle forze armate", definendo in termini di patriottismo in divisa quella che rimane la data di chiusura della tragedia e del massacro della Prima Guerra mondiale.

Con un dispositivo che sarà oggetto di valutazione in sede legale, il Mim ha impedito lo svolgimento del corso, intimando il ritiro dalla piattaforma del format che come sempre avevamo costruito tenendo conto dei parametri molto prescrittivi della formazione scolastica.

Il punto è che di certi temi non si deve parlare, che la normalizzazione deve avvenire in tempi brevi, che l'anestesia della scuola e della società italiana devono continuare senza disturbo.

È un provvedimento censorio, autoritario, illiberale e sostanzialmente fascista, quello contro il quale va lanciata una campagna di solidarietà in prima istanza per il Cestes e per il suo trentennale e meritorio lavoro culturale e formativo, e poi per la libertà di insegnamento, di espressione che in anticipo sul DDL Gasparri nelle stanze di viale Trastevere pensano già di potere impedire, facendo scempio di diversi articoli della nostra Costituzione.

Il masso potrebbe però ricadergli in testa, dare ancora più spinta alle proteste, spingere sempre di più su una politicizzazione del mondo delle scuole che diventa a questo punto per noi un obiettivo prioritario, da perseguire forti di una organizzazione in crescita e in grado di portare la solidarietà del mondo del lavoro alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola colpiti così nel vivo: dai porti agli aeroporti, dalle industrie ai lavoratori braccianti, dal precariato diffuso e dal mondo del lavoro sottopagato a tutto il mondo dei pubblici dipendenti, oggi non siamo in presenza di un volgo disperso ma di un nuovo blocco sociale e politico che si riconosce. Questa la forza e lo spirito da portare in questa battaglia, senza confinarla alla scuola ma facendola diventare una battaglia di cultura, libertà, civiltà e futuro per la nostra società.

Non ci fermeremo, non ci fermeranno. L'assemblea di USB di oggi rafforza la nostra lotta e ci dice che siamo in grado di sostenere questa partita decisiva per il futuro del nostro Paese