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Legge di bilancio peggiorata, meloni non ascolta il popolo e pensa solo alla tenuta del suo governo

Nazionale -

Era brutta, adesso è ancora peggio.

La manovra di bilancio 2026, che resterà alla storia per aver avviato il processo di riarmo del nostro Paese, nella prima stesura era caratterizzata dalla mancanza di provvedimenti strutturali rispetto alla ormai conclamata questione salariale, al processo di deindustrializzazione che vive il nostro Paese con drammatiche conseguenze occupazionali, allo smantellamento dei cardini dello Stato Sociale come Sanità e Scuola, solo per citare i temi più caldi.

La versione uscita dagli scontri interni a Governo e maggioranza è decisamente peggiore, ma ha almeno il pregio di chiarire, se a qualcuno fosse rimasto qualche dubbio, la vera natura antipopolare del Governo Meloni.

L’attacco alle pensioni utilizzato per trovare le risorse per l’ennesimo aiuto alle imprese, basta a dare il segno di un Governo che continua a lasciare tranquille banche e assicurazioni, alle quali viene chiesto solo un anticipo rispetto a quanto dovuto, nonché i grandi concentramenti di capitale ai quali, più semplicemente, non viene chiesto nulla. Ad ulteriore chiarimento il taglio del fondo per lo sviluppo e la coesione che ha tra i suoi obiettivi quello di ridurre lo squilibrio tra le diverse aree del Paese.

Sul fronte del settore pubblico gravissimo l’aumento del bonus per le scuole private, a fronte di una Scuola pubblica da anni abbandonata a sé stessa. Confermata la riduzione di spesa rispetto al PIL per la Sanità, nessun investimento in Ricerca e Università.

Nessun provvedimento per evitare l’annunciato licenziamento di massa dei precari PNRR che riguarderà principalmente Giustizia, Università, Ricerca e Scuola.

Ci sono poi, nell’ultima versione, almeno due emendamenti davvero inquietanti. Uno è il 40-ter con il quale si ripropone il contestatissimo disegno di Pogliese sui salari sotto la soglia di Costituzionalità, che era stato ritirato a fine estate. Con questo provvedimento si vuole impedire ai lavoratori di contestare i salari da fame, costringendoli a fare ricorso per recuperare le differenze retributive solo con il rapporto di lavoro ancora in essere e quindi mettendosi a rischio di rappresaglie da parte del padrone. Un’autentica vergogna che conferma il carattere sfacciatamente filo padronale di questo governo. L’altro emendamento è quello per favorire la produzione e il commercio «di armi e materiale bellico» sul territorio nazionale e che punta a «tutelare gli interessi essenziali della sicurezza dello Stato e rafforzare le capacità industriali della difesa». Con appositi decreti ministeriali verranno individuate «le attività, le aree e le relative opere, nonché i progetti infrastrutturali finalizzati alla realizzazione, ampliamento, conversione, gestione e sviluppo delle capacità industriali della difesa», con il rischio che questo processo promuova la militarizzazione di porti, aeroporti ed altre infrastrutture civili da dove transitano gli armamenti, con l’obiettivo di evitare i blocchi dei container avvenuti grazie alle mobilitazioni dei lavoratori. Quest’ultimo emendamento fa il paio con un contributo di 200.000 euro" per ciascuno degli anni 2026 e 2027 in favore della Fondazione Med-Or per ricerche, studi e pubblicazioni "sull'attività di influenza russa" in Europa e in Nord Africa, con particolare riferimento "ai rischi militari… il tutto “per tutelare gli interessi nazionali".

La guerra e le imprese al centro dell’iniziativa del Governo, in una legge di bilancio che per il resto è servita esclusivamente a soddisfare gli appetiti interni alla maggioranza con l’unico obiettivo per la Meloni della tenuta del suo esecutivo. A farne le spese lavoratrici e lavoratori, le classi popolari, i precari, che vedono un ulteriore peggioramento delle proprie condizioni in un Paese in cui la stragrande maggioranza della popolazione è destinata all’impoverimento e in cui ormai lo stato sociale è un lontano ricordo.

Come USB ripartiremo dalla Finanziaria del Popolo presentata nello sciopero del 28 novembre e su quella piattaforma continueremo a dare battaglia contro questo Governo guerrafondaio, per difendere i diritti di lavoratrici e lavoratori e delle classi più popolari, in continuità con le straordinarie mobilitazioni dell’autunno.