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Ma lo sciopero del Pubblico impiego ha a che vedere con il contratto o con le relazioni amorose tra governo e Cgil Cisl Uil?

Nazionale -

Viene da pensare, leggendo la proclamazione di sciopero e le dichiarazioni alla stampa dei vari segretari di categoria e confederali, che dietro alla proclamazione da parte di Cgilcisluil dello sciopero generale del Pubblico impiego per il 9 di dicembre si affollino questioni che con il rinnovo del contratto hanno ben poco a che vedere.

I governi Conte, 1 e 2, avevano fatto credere che fosse in corso un cambio di passo nelle relazioni con le parti sociali, che liquidava definitivamente la tendenza alla progressiva disintermediazione messa in atto soprattutto dal governo Renzi. Si era riaperta la sala verde di Palazzo Chigi, addirittura c’erano tavoli che coinvolgevano anche altre confederazioni oltre alle succitate.

Si dava conto, soprattutto con il Conte 1, di tutte le posizioni e il confronto si allargava anche a temi specifici con un fiorire di tavoli presso i vari ministeri che hanno per lunghi mesi impegnato il governo e le confederazioni, tutte, per diversi mesi.

Poi il cambio di governo ha segnato una repentina marcia indietro, l’ingresso del PD nell’Esecutivo si è tradotto immediatamente in una modifica delle relazioni con le parti sociali, tornate a essere appannaggio delle sole Cgilcisluil. Tutti gli altri fuori. Evidentemente Landini&co, che mal sopportavano presenze diverse dalla loro ai tavoli di confronto, hanno chiesto e ottenuto che fosse riservato solo a loro il diritto al confronto.

Fin qui, perciò, tutti tranquilli ai piani alti di Cgilcisluil: avevano ottenuto non solo di tornare interlocutori ma di esserlo solo e soltanto loro, alla faccia della democrazia e del pluralismo, e da quella condizione privilegiata hanno cominciato a rilanciare con forza la necessità di una legge sulla rappresentanza e rappresentatività sindacale che sancisse una volta per tutte il loro totale monopolio.

La pandemia si è però occupata di rendere un po’ più complicato il percorso trionfale ed ha riportato il confronto tra governo e sindacati ai minimi termini. Dopo una prima fase in cui Conte si è assicurato il via libera a qualsiasi provvedimento di emergenza e un incondizionato sostegno all’azione di governo, ora Cgilcisluil scoprono che il premier ci ha preso gusto, va avanti dritto per la sua strada, gli concede qualche comparsata alle loro video-iniziative ma nulla di più, li tratta insomma come gli altri, quelli che loro avevano preteso fossero allontanati dai luoghi del confronto.

E così viene fuori dal cilindro una proclamazione di sciopero del Pubblico impiego costruita in modo tale da poter essere ritirata non appena il governo farà marcia indietro nella forma, seppure la sostanza rimarrà la stessa.

Nel frattempo per i loro meschini interessi di bottega hanno consentito di rinfocolare l’ennesima violenta campagna contro i "privilegiati" lavoratori pubblici, che peraltro sicuramente non si riconosceranno in questo sciopero. Chi ha visto il sindacato complice restare immobile quando c’era da lottare contro il blocco decennale del contratto, contro la gravissima riduzione di personale, contro l’attacco alla funzione dello Stato perpetrata anche attraverso una continua sequela di aggressioni al pubblico impiego, non può abboccare a questa squallida operazione.

Le battaglie sindacali del Pubblico impiego, per il diritto alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, per contrastare un uso distorto dello smart working e per garantire il mantenimento dei livelli salariali in essere, per superare al più presto la Dad preparano lo sciopero del 25 novembre nella Sanità, nella Scuola e nei Servizi educativi 0/6, oltree che nel Trasporto Pubblico Locale. Queste sono le battaglie vere da praticare oggi, e non servono a garantire visibilità e tornaconti al sindacato ma a porre sul tavolo questioni concrete, serie e gravi.

USB Pubblico Impiego

18-11-2020