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Magna Closures Guasticce rinnega gli accordi e annuncia 40 licenziamenti, USB Livorno: ritirare la procedura, pronti alla mobilitazione permanente

Livorno -

Alla Magna Closures di Guasticce (Livorno) è stata aperta una procedura di licenziamento collettivo per 40 lavoratori. Una decisione della multinazionale che arriva dopo il rinnovo della cassa integrazione e dopo l’accordo sulle politiche attive fatto con il Ministero. In quella sede la dirigenza non aveva mai parlato di esuberi. Una scelta quindi non condivisa né con le istituzioni né tantomeno anticipata alle organizzazioni sindacali.

Nello stabilimento di Guasticce negli ultimi anni la multinazionale ha usufruito di ammortizzatori sociali, quindi di soldi pubblici, ha richiesto incremento degli straordinari con il ventesimo turno, ha assunto e ha usato contratti a termine ai quali oltretutto non veniva applicato neanche il contratto di secondo livello creando così una disparita salariale nello stabilimento. 

Come USB ci siamo subito attivati con la Regione Toscana per l’esame congiunto della procedura. Questa decisione va subito ritirata riprendendo subito il confronto con le istituzioni e le organizzazioni sindacali per tornare a discutere di un piano industriale e di investimenti che salvaguardino l’occupazione visto anche l’età media  piuttosto bassa dei lavoratori e lavoratrici nello stabilimento. Ma servono anche iniziative sindacali forti per sostenere questa strategia.

La RSU USB ha già fatto richiesta di assemblea di tutto il sito per mercoledì 26 aprile per decidere insieme  ai lavoratori e alle lavoratrici le iniziative di mobilitazione da mettere in campo. Siamo pronti ad aprire una vertenza permanente fino a quando l’azienda non ritirerà i licenziamenti.

Il settore dell’auto e della componentistica vanno difesi anche attraverso investimenti importanti e un intervento e un controllo da parte dello Stato. Altrimenti la capacità di trasformare il motore elettrico in una tecnologia matura sarà appannaggio di altri paesi, con effetti sociali disastrosi per i lavoratori. 

L’USB da sola e da tempo sostiene l’attualità e la necessità di difendere l’occupazione, il salario ed il tessuto produttivo riportando quest’ultimo sotto il controllo pubblico attraverso una “nuova IRI”. Serve ragionare però anche di riduzione di orario di lavoro a parità di salario se si vuole affrontare l’imminente transizione ecologica ed industriale salvaguardando le lavoratrici ed i lavoratori di questo Paese.

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