Meglio di Cgil Cisl Uil anche Chatgpt. L’accordo tra PSA Genova Pra’ e i sindacati confederali: una truffa per i lavoratori
L’accordo recentemente siglato tra la RSU di PSA Genova Pra’ e i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL è stato presentato come una “vittoria” per i lavoratori, ma dietro questa facciata si nascondono una serie di problematiche che, lungi dal migliorare le condizioni di chi lavora, spianano la strada all’automazione e alla riduzione della forza lavoro. Come Unione Sindacale di Base, non abbiamo esitato a esprimere il nostro disappunto. Quell'accordo non solo è divisivo, ma rappresenta anche un passo indietro per i diritti dei lavoratori. L'approccio dei sindacati firmatari, infatti, appare disallineato rispetto agli interessi reali di chi lavora quotidianamente al terminal.
Il cuore dell’accordo risiede in una serie di misure che, pur giustificate come risposte alle esigenze operative, nascondono in realtà un approccio che penalizza gravemente i lavoratori.
1. Maggiore rigidità nei turni di lavoro: I lavoratori in apprendistato non potranno modificare i turni per i primi 36 mesi, un vincolo che limita pesantemente la loro autonomia e possibilità di conciliare vita privata e lavorativa. Anche i lavoratori con maggiore anzianità vedranno ridotte le loro possibilità di adattare i turni alle proprie necessità personali, con un limite massimo di 12 modifiche annuali, che non solo è troppo restrittivo, ma mina anche la qualità della vita di chi lavora.
2. Penalizzazione delle ferie Jolly: Invece di favorire l’utilizzo delle ferie per migliorare la qualità della vita dei lavoratori, l’accordo introduce incentivi economici per chi decide di rinunciare a queste ferie. In pratica, ciò spinge i lavoratori a sacrificare il loro tempo libero, con il risultato che il benessere fisico e psicologico di chi lavora viene ulteriormente compromesso, in cambio di un riconoscimento economico che non compensa la fatica e la perdita di tempo per sé stessi e le proprie famiglie.
3. Lavoratori somministrati al posto di nuove assunzioni: Una delle misure più gravi riguarda l’uso dei "lavoratori somministrati", ossia lavoratori già presenti in azienda, ma con mansioni flessibili. L’azienda, invece di procedere a nuove assunzioni stabili, sfrutta questa flessibilità per coprire le carenze di personale. Questo non solo aumenta il carico di lavoro per i dipendenti esistenti, ma esclude qualsiasi vero piano di crescita occupazionale, rendendo i lavoratori sempre più precari e riducendo le opportunità di assunzione stabile.
Queste misure, nel loro complesso, non rispondono agli interessi dei lavoratori, ma sono chiaramente mirate a ridurre i costi aziendali, senza fare alcun investimento serio sulle risorse umane. L’azienda guadagna, ma i lavoratori perdono: più sacrifici, più flessibilità, più automazione e meno stabilità occupazionale.
A questo punto, emerge un paradosso che rasenta il ridicolo: l’intelligenza artificiale, uno degli strumenti attraverso cui l’azienda intende sostituire parte della forza lavoro umana, si dimostra più consapevole delle dinamiche di classe e dei rischi di questo accordo rispetto agli stessi sindacati che lo hanno firmato. Infatti, quando l’intelligenza artificiale, nello specifico ChatGPT, è stata chiamata a valutare l’accordo, ha immediatamente identificato come l’intesa fosse “più vantaggiosa per l’azienda che per i lavoratori” e ha sottolineato come queste misure siano in linea con un futuro sempre più automatizzato, in cui la manodopera umana è sostituita dalla tecnologia.
Ironia della sorte, la macchina che i padroni vogliono usare per sostituirci ha più coscienza di classe di chi dovrebbe tutelare e difendere i lavoratori. ChatGPT ha riconosciuto più rapidamente l’ingiustizia intrinseca nell’accordo di quanto non abbiano fatto i sindacati confederali, i quali, invece di opporsi all’automazione e di lottare per difendere i diritti dei lavoratori, hanno firmato un accordo che favorisce proprio quei processi di robotizzazione e tagli al personale. Il risultato è che, mentre l’intelligenza artificiale è destinata a prendere il posto di molti di noi, oggi essa mostra una maggiore consapevolezza delle dinamiche di sfruttamento rispetto a chi, teoricamente, dovrebbe rappresentare la nostra voce.
Questo accordo non è solo un compromesso: è una truffa. Le indennità economiche per chi lavora nei turni critici non fanno altro che mascherare il problema reale: la crescente intensificazione del lavoro e la riduzione dei posti di lavoro stabili. Le soluzioni proposte non mirano a migliorare le condizioni generali dei lavoratori, ma solo a trasferire sulle spalle dei dipendenti le difficoltà aziendali, senza risolvere nulla a lungo termine. Invece di puntare su nuove assunzioni, formazione e stabilizzazione del lavoro, l’accordo si limita a scaricare il peso su chi è già in organico, senza nemmeno garantire che le cose possano davvero migliorare.
Il fallimento dei sindacati confederali sta tutto in questo: aver firmato un accordo che retrocede i diritti dei lavoratori e che, anziché fermare l’automazione, la promuove. Non solo le trattative sono state condotte senza un serio confronto con la base, ma si è scelto di ignorare le vere necessità dei lavoratori in favore di una logica aziendale che punta a risparmiare sulla pelle delle persone.
Se l’intelligenza artificiale, uno strumento creato per ottimizzare i profitti aziendali, ha una visione più lucida della situazione rispetto ai sindacati, è il momento di chiederci come dobbiamo riorganizzarci per difendere davvero i diritti di tutte e tutti noi.