Musei Reali di Torino: rifiutiamo un destino di precariato. 25 e 26 gennaio due importanti giornate di lotta
Due importanti giornate di lotta ai Musei Reali di Torino: Sabato 25 gennaio, con un'assemblea-presidio di 4 ore e domenica 26 gennaio, con lo sciopero. Due giorni di lotta a cui hanno partecipato tutti i lavoratori coinvolti in un cambio appalto gestito, finora, in modo "disastroso" dalla direzione museale torinese. Una direzione che, a dire il vero, è presa nella "morsa" dei tagli lineari decisi dal Governo per tutti i ministeri, compreso, ovviamente, quello della Cultura.
In mezzo al guado, a subire le conseguenze della situazione, ci sono 17 lavoratori/lavoratrici delle biglietterie, bookshop e servizi didattici che da anni garantiscono i servizi e il cui lavoro ha senz'altro contribuito al passaggio in prima fascia del polo museale.
Mentre per il bookshop è in dirittura d'arrivo una procedura di gara d'appalto, la decisione, motivata da ragioni economiche, di non procedere all'internalizzazione del servizio di biglietteria in Ales, dopo aver lavorato in tal senso per mesi, lascia i lavoratori delle biglietterie di fronte all'incertezza totale di cosa succederà loro dopo il 9 febbraio.
Scompaiono addirittura dall'orizzonte i servizi didattici, che, si dice, verranno gestiti, in modo necessariamente approssimativo (dati i tagli ministeriali) internamente, andando incontro a un inevitabile impoverimento del servizio.
Lo "spacchettamento" di un servizio finora gestito unitariamente da una stessa concessionaria avrà così conseguenze deleterie innanzitutto per il futuro lavorativo degli impiegati ma anche per la qualità del servizio nel suo insieme.
USB intanto chiede, nelle more di un tavolo di vertenza nazionale sulla questione che risolva i problemi, il prolungamento dell'attuale servizio, condizione oggi necessaria a garantire nell'immediato stipendi e occupazione. In prospettiva però bisogna dare ai lavoratori un orizzonte dignitoso e tutelato e per far questo serve lavoro stabile e non precario. Serve arrivare a una vera internalizzazione e alla stabilizzazione di tutto il personale esterno, così come serve arrivare all'applicazione del contratto unico di settore, che contrasti i ribassi contrattuali tipici del perverso meccanismo degli appalti e degli affidi.