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Natalino Albano, 49 anni, morto nel porto di Taranto in nome del profitto. USB: affrontare il problema sicurezza prima che sia troppo tardi

Taranto -

Nel pomeriggio del 29 aprile nel porto di Taranto un lavoratore di 49 anni dipendente della ditta Peyrani Sud ha perso la vita cadendo sulla banchina durante la movimentazione di una pala eolica. USB si stringe ai familiari e ai colleghi di Natalino Albano. Come si dice in questi casi, le dinamiche sono ancora da chiarire e tutti attendono agli accertamenti degli organi competenti ma non si può certo restare in silenzio di fronte all’ennesima morte.

Il rispetto delle norme in materia di sicurezza sul posto di lavoro è un problema che da anni miete vittime ed è ormai noto a tutti che le condizioni di lavoro nei nostri porti sono di gran lunga peggiorate.

Stiamo parlando di mancato rispetto delle ore di riposo, carichi di lavoro eccessivi, contratti di lavoro fittizi, appalti, lavoro nero ci hanno portato all’interno della logica “del più lavoro, più guadagno”. Una logica che uccide. Spesso la scelta è obbligata: o così o è la fame e poco importa ai più se muore qualcuno. Combattere questa logica vuol dire intervenire quotidianamente con coraggio e determinazione, non soltanto quando siamo costretti a piangere un altro collega deceduto.

Combattere gli incidenti sul lavoro vuol dire denunciare l’assenza di controlli, le normative non rispettate, i carichi eccessivi, i tempi di lavoro e i riposi obbligatori. Non siamo così ingenui da non sapere che per fare ciò c’è bisogno anche di un’organizzazione sindacale che sostiene e “protegge” i delegati e i singoli lavoratori che alzano la testa. Perché altrimenti si diventa solo dei martiri senza ottenere dei risultati. Per questi motivi lo sciopero di un’ora a fine turno proclamato nei porti italiani rischia di diventare semplicemente un gesto di testimonianza. Un modo per lavarsi la coscienza e poco più.

Nonostante ciò, USB invita, nell’immediato, i propri iscritti e simpatizzanti ad aderire nelle forme che territorialmente verranno decise. Ma siamo convinti che sia arrivato il momento di accendere veramente i riflettori sul problema della sicurezza in ambito portuale. Uno dei punti principali che, come sindacato abbiamo messo nella nostra piattaforma che andremo a discutere nell’assemblea nazionale dei lavoratori portuali a Genova l’8 maggio.

Un tema che USB ha deciso di affrontare nel suo complesso facendosi promotore di una proposta di legge nazionale per introdurre nel nostro codice il reato di omicidio sul lavoro. Perché è inutile girarci intorno: i responsabili di queste morti non pagano mai. La strage di Viareggio o i due lavoratori della Labromare uccisi nel porto di Livorno tre anni fa sono li a dimostrarlo. 

In ambito portuale, nello specifico, si dovrà avere il coraggio di affrontare il problema prima che sia troppo tardi, prima che a morire sia un altro nostro collega.  La sola testimonianza purtroppo non basta.  


USB Mare e Porti

 

Livorno 30-4-2021