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Naufragio Alitalia: è sempre colpa dei lavoratori anche quando li licenziano. Il Corriere della Sera racconta una storia al contrario

Nazionale -

Non c'è pace per i lavoratori e lavoratrici Alitalia: dopo aver perso il lavoro, magari anche per aver applicato le tutele di legge genitoriali o di care giver, sono stati emarginati e rifiutati dalle aziende sorte dalle macerie della Compagnia di Bandiera, hanno subito l’umiliazione di nuove "selezioni” a causa delle quali è stata motivata la loro arbitraria esclusione, oltre al pervicace rifiuto anche da parte del Governo di trovare qualsivoglia modalità di recupero alla produzione, oggi arriva puntuale il solito intervento dalle pagine del Corriere della Sera a firma Leonard Berberi che li tratta per l'ennesima volta da privilegiati, appena due giorni dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento.

USB è innanzitutto molto preoccupato in quanto stiamo assistendo a uno dei più grossi licenziamenti della storia italiana e questi lanci sembrano fatti apposta, informazione ad orologeria per far saltare un'ipotesi di copertura ancora  tutt'altro che scontata.

Siamo però anche i primi che da sempre hanno evidenzialo lo spreco di ingenti risorse destinate a mantenere migliaia di piloti, assistenti di volo, tecnici, addetti specializzati in cigs e/o in NaSpI perché sarebbe bastato restituire l’occupazione che queste persone avevano. Dimenticare questa premessa è una grave omissione soprattutto quando è oramai palese che le risorse destinate alla “sostituzione" di migliaia di ex dipendenti sono il costo della rimozione collettiva della sporca coscienza politica e sindacale rispetto a chi, come noi chiede dignità da 4 anni, subendo sempre e solo rifiuti.

Questa volta però, l'articolo è arricchito da commenti rigorosamente anonimi di sindacalisti imbarazzati da tale munificenza statale: magari sono gli stessi che si sono fatti assumere al posto di altri, che hanno fatto carriera dentro un licenziamento di massa, a cui è stato permesso il massimo nepotismo o canali preferenziali per parenti e amici oppure che  hanno avuto  incarichi anche se già pensionabili, cose che evidentemente non li imbarazzano. Anche in questo caso una domanda in più avrebbe potuto fare maggiore chiarezza ma si vede che non rientrava nell'obiettivo della comunicazione.

Un'altra occasione persa per un giornalista in un Paese di dare l'evidenza della realtà, più o meno al livello di quando si fanno apparire facinoroso o terrorista chi è sceso in piazza nelle ultime settimane.

La distruzione di Alitalia è lo specchio del declino del sistema industriale italiano, incluso gli accordi internazionali e la svendita agli stranieri dei pezzi pregiati della nostra industria. Così come la profonda ristrutturazione del trasporto aereo ha portato a un settore prima di eccellenza a diventare precario e sottopagato mentre poche aziende si intascano enormi profitti sulla nostra pelle.
Su questo varrebbe interrogarsi, ma è molto più facile e soprattutto meno faticoso dare la colpa ai privilegiati di Alitalia.

USB Trasporto Aereo