Orario di lavoro nella vigilanza privata: un disastro concepito a regola d’arte
Il settore della Vigilanza in Italia vive in un limbo normativo da decenni. Un comparto dove la modernità del mestiere corre veloce, ma le regole restano inchiodate a un secolo fa. Un mondo in cui l’orario di lavoro è da sempre un terreno minato, una zona grigia dove la legge tace e il contratto collettivo confonde.
Una volta c’era l’omino con la bicicletta che lasciava i tagliandini sulle saracinesche. Oggi quella figura è sparita, sostituita da professionisti che operano con armi, telecamere, software, centrali operative. Eppure, le norme che li regolano sembrano ancora pensate per quel passato in bianco e nero. Ci domandiamo se l’abbandono sia dovuto ad un caso o espressamente voluto.
Abbiamo denunciato mille volte la storia di un settore senza regolamentazione attuale, e i lavoratori ormai la conoscono bene. La vera domanda è: conoscono davvero, fino in fondo, le trappole del loro contratto collettivo?
Il nodo dell’orario di lavoro è una di quelle. Turni infiniti, straordinari senza fine, servizi che sembrano maratone. In molti istituti – tante volte lo abbiamo denunciato - il turno da 12 ore è ormai la norma, lo “standard”. Non lo è. Non dovrebbe esserlo.
Di chi è la colpa? Della contrattazione collettiva che ha tradito le sue stesse finalità.
Serve, però, fare un passo indietro. Nel mondo del lavoro “normale”, l’orario e i suoi limiti sono stabiliti dal Decreto Legislativo 66/2003, che recepisce la normativa europea. Limiti chiari, regole definite, tutele.
Non per la vigilanza privata. Il settore è “escluso” dalla sua applicazione.
Il legislatore, riconoscendo alla vigilanza la sua “utilità pubblica” e la sua “essenzialità”, l’ha sottratta proprio a quei limiti che dovevano proteggerla.
Tradotto: per la durata del lavoro, tutto è rimesso al contratto collettivo firmato da CGIL, CISL, UIL e UGL. Ed è lì che sono iniziati i problemi.
Le norme del CCNL sono un labirinto di parole, un groviglio contrattuale.
Se domandassimo a dieci guardie quante ore possono lavorare in un giorno o in una settimana: avremmo dieci risposte diverse.
Il motivo sta nel contratto: un capolavoro di confusione. Voluto, studiato, lucidissimo.
Chi lo ha scritto — e approvato — sapeva esattamente cosa stesse facendo e cosa avrebbe prodotto.
Sulla carta, l’orario pieno è di 40 ore settimanali, con giornate da 7 ore (per il sistema 5+1). Tutto ciò che va oltre è straordinario. Fin qui tutto chiaro. Poi arriva il colpo di scena: il limite annuale allo straordinario non è un numero fisso, come per tutti gli altri lavoratori. È una “media multiperiodale” su dodici mesi.
La media è un artificio. Significa che si può lavorare anche 60, 70 ore a settimana, purché a fine anno la media resti sotto le 48. Un escamotage vergognoso concesso a chi organizza i turni, devastante per chi li subisce. Il controllo avviene solo a posteriori, quando il danno — fisico, mentale, familiare — è già fatto.
Così, da vent’anni, i rinnovi contrattuali si trascinano dietro questo meccanismo assurdo, protetto da una narrazione ipocrita: “serve flessibilità”, “i servizi sono essenziali”. In realtà, serve solo a far spremere i dipendenti. Perché l’essenziale arriva solo al momento di chiedere sacrifici e mai per premiarli.
Il problema non è solo l’orario: è un intero contratto che va cancellato e riscritto da zero. Per ridare dignità a una categoria che lavora nell’ombra, ma tiene in piedi la sicurezza di tutti.
Per questo motivo, nelle prossime settimane pubblicheremo una piattaforma chiara, con punti essenziali, che vogliamo far girare e conoscere ai lavoratori tramite le assemblee sui luoghi di lavoro. Perché solo i lavoratori possono innescare il cambiamento. Perché, se chi ha firmato il contratto, continua a rinnovarlo da trent’anni senza cambiare una virgola – se non in peggio – di certo non lo farà adesso.
I lavoratori devono provare a far cambiare le cose e devono farlo partendo dalla conoscenza dei propri diritti e rompere quelle catene che i sindacati e i datori di lavoro hanno loro appeso al collo.
Non si può continuare a vivere soverchiati da centinaia e centinaia di ore di straordinario ogni anno. La questione dell’orario di lavoro e la sua revisione completa sarà una delle principali proposte che rivendichiamo nella nostra piattaforma.
Presto pubblicheremo gli aggiornamenti sulla piattaforma.
Coordinamento USB Vigilanza Privata