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Parole, parole e parole: il mondo del lavoro pretende dignità, Musei Civici di Milano ancora una volta in sciopero

Roma -

17 novembre: più di 60 lavoratori e lavoratrici degli appalti di sala e biglietterie dei musei civici di Milano sono stati, nuovamente, in sciopero davanti al Museo del ‘900 per rivendicare adeguamenti salariali immediati, oltre che salute e sicurezza sui posti di lavoro e contratto Federculture nelle prossime gare d’appalto.

Questa battaglia per pretendere salario e dignità prosegue ormai da più di un anno, un tempo in cui la voce di chi lavora si è fatta largo tra le sedie di palazzo Marino. Appena pochi mesi fa il Comune aveva garantito la sua disponibilità a considerare lo stanziamento di fondi per riconoscere un adeguamento salariale all’appalto in corso e all'uso del Federculture per gli appalti futuri.

Ad oggi però non c’è ancora stata una risposta formale e i lavoratori sono pronti a continuare la lotta, nella consapevolezza che il percorso di rivendicazione sarà ancora lungo.

La vertenza che sta caratterizzando i musei civici di Milano è rappresentativa della condizione di una parte importante della classe lavoratrice di questo paese: l’applicazione di un contratto povero come il Multiservizi, l’esternalizzazione tramite appalto e l’assoggettamento alla legge 146/90 sono solo alcuni degli ingredienti di un cocktail esplosivo di sfruttamento. In parallelo la legge Finanziaria stanzia un taglio lineare ai ministeri tra cui quello della Cultura, dove però gli scandali di palazzo sembrano sortire più interesse della sorte di migliaia di posti di lavoro.

Una vertenza d’esempio anche per il coraggio di lavoratori e lavoratrici che hanno scelto di non mollare e proseguire senza indugi verso il sesto sciopero, un segnale forte a un’amministrazione che spinge l’acceleratore sull’economia del turismo e dei grandi eventi, senza mai considerare il tema del lavoro povero e sottopagato, in una delle città dove l’affitto medio prende più della metà dello stipendio. Un percorso che ci auspichiamo il prima possibile venga intrapreso anche da altri lavoratori e lavoratrici in appalto.

Milano ha toccato record nel 2023 con 8,5 milioni di arrivi in città e 11.5 nell’area urbana, un’economia i cui guadagni continuano a diventare profitti, senza alcuni politica redistributiva nei confronti di chi quella ricchezza la produce.

La certezza è che non ci sarà battuta d’arresto fino a quando non avremo raggiunto l’obiettivo. Per questo continueremo a far sentire la nostra voce alla giunta e saremo in piazza il 13 dicembre per lo sciopero generale.

 

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