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Pensionati, USB: Quota 70, età del pensionamento sempre più lontana

Roma -

No! Non è la nuova quota che consente l’uscita dal lavoro in deroga alla cosiddetta “Legge Fornero”, come le precedenti quote 100-102-103.

70 anni, ed oltre, è il requisito che l’aggiornamento della procedura per il calcolo della pensione, appena effettuato dall’INPS, prevede per il pensionamento di chi è appena entrato o si accinge ad entrare nel mondo del lavoro.

Salta definitivamente la vergognosa bugia del Governo Meloni ed in particolare del ministro Salvini, sull’abolizione della famigerata Legge “Fornero” varata nel 2012 dal Governo Monti, che ancora vive e lotta con noi.

Le nuove generazioni dovranno soccombere alla statistica attuariale dell’aspettativa di vita, rimessa in operatività dalla legge di bilancio 2023 del Governo Meloni, che farà scivolare gradatamente dai 67 anni oggi previsti per il pensionamento fino ai 70/71/72 e così via, anche in relazione ai contributi versati.

Invece che abolire la “Fornero” questo Governo ne aggrava le disposizioni e ripristina il terrificante ed inesorabile meccanismo statistico attuariale, che penalizza sia sul piano dell’età pensionabile sia ancora di più sugli importi pensionistici, già ridotti proprio per i giovani, dalla precarietà del lavoro, della retribuzione e in conseguenza della contribuzione.

Il ritornello è sempre lo stesso, il costo del sistema pensionistico che, secondo quanto riportato dal quotidiano di Confindustria, ha raggiunto il 16,3% del PIL contro il 12,2% della media UE (fonte Eurostat).

Ancora una volta mistificazioni a piene mani visto che i sistemi pensionistici della UE sono profondamente diversi e incomparabili tra loro nella struttura e nei requisiti di accesso alla pensione, ed in particolare rispetto alla tassazione che varia in tutti i paesi UE.

In Italia, facendo riferimento ad un report del 2013 di Confesercenti, chi prende una pensione di 1500 euro al mese paga il 20,73% di tasse mentre in Spagna il prelievo fiscale sarebbe del 9,5%, nel Regno Unito del 7,2%, in Francia del 5,2% in Germania, dello 0,2%.

È come mettere sullo stesso ring due pugili, uno dei pesi massimi e uno dei pesi piuma, un confronto assolutamente insostenibile e mistificante.

Di fatto, la tassazione delle pensioni in Italia restituisce oltre 64 miliardi l’anno alla fiscalità generale a fronte ad un’evasione/elusione fiscale annua di almeno 100,00.

E mentre si continua con i condoni, tanto c’è Pantalone che paga, si allontana l’età del pensionamento, con buona pace per i 41 anni di lavoro come limite proposto dal ministro Salvini durante le campagne elettorali degli ultimi anni, mai realizzato alla prova dei fatti.

Meglio “spendere il tesoretto garantito dai pensionati” nel faraonico, progetto del ponte sullo Stretto, altra fumoseria elettorale, del costo però di 12 miliardi in ipotesi.

Meglio comprare qualche F16 in più, qualche missile in più, e continuare con il riarmo e la guerra, per i quali non esiste alcun limite attuariale di spesa, neanche quella delle vittime e dei morti.

È finita la pacchia diceva l’On Meloni, anche lei in campagna elettorale, non ancora presidente del consiglio, e purtroppo ce ne siamo accorti, le pensioni minime solo per gli ultrasettantacinquenni e solo per l’anno 2023 hanno visto un aumento del 6,4% facendo registrare un valore intorno ai 597,33 euro, ma si sa la vergogna arrossa solo le gote dei casti.

USB Pensionati