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Poste Italiane - SDA: il MEF snobba i lavoratori, vietato disturbare il manovratore

Roma -

Vietato disturbare il manovratore. Il governo Meloni, in assoluta continuità con quelli precedenti, indica ai propri ministeri la strada da percorrere, ed è così che il Ministero di Economia e Finanza si lava le mani rispetto alla ristrutturazione aziendale in atto dentro Poste Italiane (al 65% ancora a partecipazione statale) e snobba i lavoratori di SDA, chiarendo, con questo atteggiamento, che non si può e non si deve interferire con i processi di innovazione aziendale, anche quando comportano uno sperpero di denaro pubblico e causano licenziamenti e casse integrazioni, tutto a carico della collettività.

È quello che praticamente si sono sentiti rispondere, peraltro per interposta persona, i lavoratori in appalto di SDA, il corriere di Poste Italiane, che, organizzati con USB questa mattina hanno portato la loro voce e la loro preoccupazione sotto le finestre di via XX Settembre riguardo il percorso di innovazione in atto nell’indotto di Poste Italiane, che minaccia di ridurre sensibilmente il personale attualmente impiegato, direttamente  o indirettamente, in SDA.

Non ci aspettavamo nulla di diverso, anzi, conferme come questa, che denotano il totale scollamento delle istituzioni rispetto ai cittadini, accelerano quel processo di agitazione e organizzazione del conflitto sempre più necessario in questo Paese

Troppo spesso ci accusano di avere un atteggiamento oltranzista, ma il fastidio che padroni e governanti dimostrano nei confronti dei lavoratori, come accaduto stamattina, legittima ogni volta di più il nostro modo di essere: conflittuali, radicali, antitetici alla concertazione e alle politiche del meno peggio.

Abbiamo le mani libere, come le hanno i nostri lavoratori e delegati e renderemo cara la pelle anche a questi signori. La rabbia e la capacità di mobilitazione dei corrieri e facchini di SDA regalerà un futuro pieno di sgradite sorprese a chi allontana con fastidio le giuste preoccupazioni e rivendicazioni di chi crea la ricchezza dell’azienda con più dipendenti in Italia.

E proprio su queste basi ed in questo contesto si inserisce la costruzione dello sciopero generale del 26 maggio, oltremodo necessario per la tutela e l’avanzamento dei salari, dell’occupazione e per sintonizzarsi con la stagione di scioperi e grandiose manifestazioni di piazza che stanno attraversando gli altri paesi d’Europa, per far divampare, anche dalla più piccola scintilla di ogni singolo luogo di lavoro, un incendio che scaldi il paese

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