Referendum 8-9 giugno: 5 SÌ contro lo sfruttamento. Ma solo la lotta cambia i rapporti di forza
Nel silenzio dei media e nell’indifferenza generale della politica, l’8 e 9 giugno si vota su cinque quesiti referendari che toccano il cuore dei diritti del lavoro e della dignità umana: reintegro per i licenziamenti illegittimi, fine dell’impunità nei subappalti, responsabilità per la sicurezza, contrasto alla precarietà e all’esclusione dei migranti.
USB sostiene il voto per 5 SÌ. Lo facciamo senza ipocrisie né deleghe.
Non dimentichiamo chi ha lasciato approvare il Jobs Act in silenzio, chi ha accettato in cambio di pochi spicci le leggi sulla precarietà, chi ha gestito con il cappello in mano le stagioni delle delocalizzazioni e dello sfruttamento.
Oggi molti di quegli stessi attori si ripresentano come promotori di una riscossa referendaria.
Ma la riscossa vera si costruisce nel conflitto sociale organizzato, non nelle cabine elettorali.
La verità è che questi quesiti non sono neutri né interclassisti: parlano il linguaggio del lavoro sfruttato, dei giovani costretti alla partita IVA, delle famiglie che vivono nel ricatto continuo degli appalti, dei migranti a cui si nega perfino il diritto a esistere.
Per questo non possiamo permettere che l’astensione consegni ai padroni e alla destra la narrazione che “va tutto bene così”.
Votare SÌ non basta, ma è necessario.
Per questo USB invita lavoratrici e lavoratori, giovani, migranti, disoccupati, a partecipare e a votare 5 volte SÌ.
Ma non ci illudiamo: il referendum non è il punto di arrivo, è solo un passaggio.
La vera sfida si gioca nei luoghi di lavoro, nelle vertenze, nella costruzione di un’alternativa politica e sindacale all’altezza del tempo che viviamo.
Ecco perché USB ha proclamato lo sciopero generale di tutte le categorie per il 20 giugno.
Ecco perché il 21 giugno saremo a Roma con una manifestazione nazionale che vuole rimettere al centro il conflitto, i bisogni popolari, la difesa del lavoro, dei salari, dei servizi pubblici, della pace e dei diritti sociali.
Sì al referendum. Ma soprattutto sì alla lotta.
20 giugno: sciopero generale.
21 giugno: tutti e tutte a Roma, ore 14:00 Piazza Vittorio Emanuele.
Solo il conflitto può cambiare i rapporti di forza.