AREA STAMPA

Dipartimento Comunicazione

Tel./Phone:
(+39) 3456712454

Fax:
(+39) 06 54070448

e-mail:
areastampa@usb.it

Roma, via dell'Aeroporto 129

Argomento:

Referendum sull’autonomia differenziata: la consulta dice no, ma la lotta non si fermerà

Roma -

Diffondiamo il comunicato del Comitato Primo Giugno, di cui USB è parte, sul pronunciamento della Consulta riguardo il quesito referendario sull’Autonomia Differenziata.

 

Alla fine la Consulta (non al completo) ha respinto il quesito referendario sull’Autonomia Differenziata, complici anche i ricorsi diretti presentati negli scorsi mesi dal PD che hanno salvato l'impalcatura dell’autonomia differenziata proposta dalla Lega e da tutto il governo, aprendo ora la fase del confronto tra i partiti di maggioranza e opposizione sulle regole con cui “spartirsi il malloppo”.

Con le scelte e le dichiarazioni degli scorsi mesi, le forze politiche dell’intero arco parlamentare, di destra e di sinistra, hanno dimostrato di condividere il principio di fondo della regionalizzazione e della privatizzazione dei diritti sociali: nostro compito portare avanti la lotta contro le crescenti disuguaglianze possibili anche grazie alle riforme costituzionali approvate trasversalmente negli ultimi decenni e oggi approfondite dalle scelte del governo Meloni.

Grazie al vero e proprio depistaggio messo in campo nei mesi passati dai presidenti di regione del PD con lo strumento dei ricorsi diretti, con una decisione attesa e deludente, la Corte costituzionale ha dichiarato oggi inammissibile il quesito referendario per l’abrogazione totale della legge n. 86 del 2024, recante disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

In attesa della lettura della sentenza, secondo quanto comunicato dall’Ufficio stampa della Corte, il quesito è stato giudicato inammissibile perché l’oggetto e la finalità risultano “poco chiari”, rendendo impossibile per gli elettori esprimere una scelta consapevole.

Già alla fine dello scorso anno si erano delineate le premesse di questo epilogo, lasciando poche speranze a chi auspicava un coinvolgimento diretto dei cittadini su un tema di tale rilevanza.

La sentenza n. 192 del 2024 sui ricorsi diretti presentati dai presidenti delle Regioni Toscana, Campania, Puglia e Sardegna, ha rappresentato nei fatti un’àncora di salvezza per l’impalcatura giuridica, politica e ideologica dell’autonomia differenziata, tanto da essere citata nel comunicato della Corte.

Questi pronunciamenti dell’autunno di fatto hanno consolidato la base giuridica della legge svolgendo un ruolo determinante nel blindare un progetto che frammenta il Paese e cristallizza le disuguaglianze tra Regioni e tra persone.

Non possiamo non osservare come questo risultato rappresenti il compimento di un progetto che molti fingevano di avversare, ma che nei fatti hanno assecondato: la scelta della scorsa estate di presentare un quesito referendario di abrogazione parziale di fianco a quello di abrogazione totale, così come poi appunto il deposito dei ricorsi diretti, ma anche convegni e dichiarazioni esplicite di pesi massimi come il neo eletto presidente dell’Emilia Romagna, non lasciano dubbi sulle responsabilità politiche di chi, da sinistra, ha intorbidito le acque fino ad oggi.

La Corte ha inoltre sottolineato che il referendum avrebbe trasformato la consultazione popolare in una scelta sull’autonomia differenziata tout court e, in definitiva, sull’articolo 116 della Costituzione, svelando il nocciolo della decisione della Consulta che, dietro l’apparente neutralità tecnica, cela una decisione profondamente politica.

Ed è proprio questo infatti il cuore della nostra lotta: il vero vulnus per la salvaguardia della Repubblica e della solidarietà nazionale è stata la riforma del Titolo V nel 2001, ed è sulla sua abrogazione che si giocherà la battaglia decisiva.

È un brutto giorno per la democrazia e per chi sperava che su un tema così divisivo e cruciale fosse data la parola ai cittadini, tuttavia la nostra battaglia non si fermerà!

Continueremo a opporci a ogni tentativo di frammentare ulteriormente il tessuto sociale ed economico del Paese e a difendere il principio di una Repubblica una e indivisibile.

 

Comitato Primo Giugno