Ricerca: il rinnovo del CCNL istruzione continua ad impoverire il personale
La chiusura dell'ipotesi del CCNL del comparto Istruzione e Ricerca riporta all'attenzione la povertà dei salari del personale degli Enti Pubblici di Ricerca che, nel triennio 2022-2024, perdono dai 2.000 ai 10.000 Euro in potere d'acquisto, a seconda del livello.
I toni trionfalistici di chi ha firmato il contratto tralasciano il fatto che i nostri salari, a parità di funzione, già inferiori del 35% rispetto a Francia e Germania, ora scendono addirittura sotto al 50% dei colleghi europei.
Nonostante mesi di trattativa, la parte normativa è anche più arretrata di quella degli altri comparti, già inadeguata ai bisogni del personale. Governo e sindacati collaborazionisti, compresa la CGIL seppur non firmataria, hanno dato il peggio di loro stessi. È ormai chiaro che l'obiettivo sia svuotare il comparto, spingendo i giovani alla fuga nel privato e all'estero.
Un punto è lampante: il fallimento del "compartone" Istruzione e Ricerca, nel quale Ricerca, A.F.A.M e Università sono le cenerentole, dimenticate ed emarginate rispetto alla parte scuola.
USB, come sempre, agirà con la lotta nei confronti del Parlamento, affinché determini norme a favore del personale e della funzionalità e attrattività del settore, con la ricostituzione del comparto specifico.
Bocciamo quindi senza riserve questo contratto, funzionale solo ad abbassare i costi per una spending review infinita e totalmente inutile, anzi, dannoso per tutti i lavoratori del settore, che vengono posti nella condizione di un consistente, inesorabile, sistematico e rapido impoverimento, contro il quale l'unico argine è la lotta.
La nostra risposta, infatti, non può essere che nelle mobilitazioni, per poter alimentare i salari, le carriere e le stabilizzazioni. USB Ricerca parte immediatamente con le Assemblee negli Enti e aderisce convintamente allo Sciopero Generale del 28 novembre contro questa legge di bilancio bellica.