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RICERCA: PROSEGUE SETTIMANA DI MOBILITAZIONE

Il 3 ottobre tutti in piazza di Monte Citorio

Roma -

Continua la settimana di mobilitazione della ricerca pubblica indetta dall’ USB Pubblico Impiego. I Delegati del Consiglio di Sperimentazione e Ricerca  (CRA) e dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA), attraverso dei rapidi flash mob, oggi hanno ottenuto un incontro sugli Enti di Ricerca vigilati prima con la segreteria del ministro De Girolamo e successivamente è con la segreteria del sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico De Vincenti.

 

“Per l’ENEA abbiamo richiesto la fine del commissariamento che sta causando la morte dell’ente”, riferisce Claudio Argentini, dell’USB PI. “La situazione del CRA è più drammatica. Il bilancio è in profondo rosso e temiamo che entro novembre i precari Co.co.c.o possano andare via, mentre la maggior parte dei tempi determinati verrebbe licenziata a novembre. Intanto all’INEA centinaia di precari rischiano già da ora, anche a causa di una direzione generale clientelare e pasticciona”.

 

“La situazione va affrontata ora – avverte Argentini – al di là della crisi del governo, con metodi ordinari; in seguito predisponendo strumenti eccezionali. Per questo abbiamo consegnato al ministro De Girolamo la denuncia per infrazione alla direttiva 1999/70/CE da noi presentata contro l’Italia. I governi passati hanno violato la normativa perché non hanno assunto i precari storici, come quelli dell’ISS, dell’ISFOL, del CRA o dell’INGV, ma anche dell’INFN o dell’invalsi o del CNR.

 

Sottolinea il dirigente USB: “I governi possono sanare questa loro illegalità solo assumendo i precari senza ulteriori selezioni. Serve una legge ad hoc che affidi la governance alla Presidenza Di Consiglio, che aumenti le piante organiche, riduca la pressione fiscale ed assuma i precari.”

 

“Oggi partiranno centinaia di inviti ai parlamentari di Camera e Senato per la nostra manifestazione del  3 ottobre prossimo a piazza Montecitorio - annuncia il sindacalista - per lanciare insieme un’iniziativa di legge che non tenga conto delle compatibilità economiche ma dei diritti e delle necessità del Paese. Per rilanciare la ricerca pubblica, indipendente e proprietà esclusiva della committenza sociale. Domani, 2 ottobre, la protesta USB si trasferisce in altri enti di ricerca, dove la rabbia sta aumentando e le risposte latitano”, conclude Argentini.