Rinnovo contratti pubblici, USB valuta insufficienti gli stanziamenti e chiede al governo di incrementare le risorse già in questa legge di bilancio o nella prossima, all’interno del triennio 2025-2027
Si è svolto giovedì 18 dicembre il secondo tavolo per il rinnovo del CCNL delle FFCC con all’ordine del giorno le risorse economiche.
Prima di tutto i dati.
A regime, l’aumento medio mensile lordo sarebbe di 167 euro, diversificato nei settori che compongono il comparto con aumenti nei ministeri di 153 euro, 186 negli enti pubblici non economici e 190 nelle agenzie. L’aumento arriverà nelle buste paga suddiviso in circa un terzo per anno, quindi mediamente 55 euro nel 2025, 110 nel 2026 per arrivare ai 167 finali dal 1° gennaio 2027.
Chiaramente gli aumenti riassorbiranno l’indennità di vacanza contrattuale che attualmente è di 21 euro medi.
L’aumento è pari all’1,8% per anno, con un risultato finale del 5,4%. Essendo il triennio in corso, ancora non sappiamo quale sarà il rapporto con l’inflazione che si svilupperà fino al 2027.
La maggior parte delle organizzazioni sindacali cosiddette firmatarie hanno preso atto delle risorse stanziate rinunciando a svolgere quella funzione sindacale che individua nella parte economica il cuore di un contratto di lavoro.
Noi no. Noi riteniamo che la quantificazione delle risorse faccia parte della trattativa tanto più che siamo all’inizio del triennio, la legge di bilancio ancora non è stata approvata e il Governo, proprio in questi giorni, ha trovato magicamente 3,5 miliardi da destinare alle imprese, oltre a quelli già stanziati per il processo di riarmo.
L’attuale contrattazione deve tenere conto di quanto perso nel precedente contratto e deve assolvere a quella funzione redistributiva, andando oltre l’inflazione, che da troppo tempo è stata sottratta al CCNL. In quest’ottica, USB ha sottolineato come la predeterminazione delle risorse, addirittura fino al 2030, da molti considerato un valore aggiunto, sia in realtà una strategia di contenimento dei salari pubblici, all’interno della riduzione della spesa pubblica cardine del piano di rientro che il Governo Meloni ha firmato con l’Unione Europea.
In funzione di ciò USB ha chiesto al Governo tramite ARAN un aumento delle risorse da stanziare in questa legge di bilancio o nella prossima a valere dal 2027, ultimo anno di vigenza del contratto in discussione. Una richiesta che ci caratterizza senza soluzione di continuità dalle piazze dell’autunno, in particolare quella dello sciopero generale del 28 novembre, al tavolo di contrattazione all’ARAN e uno dei punti fondamentali della nostra piattaforma insieme alla questione della democrazia sindacale.
La discussione sulla parte economica, se per qualcuno è già conclusa, per USB è appena iniziata.