Rinnovo contratti Pubblico Impiego: USB, vogliamo contrattare le risorse, gli stanziamenti del Governo non sono sufficienti
Si è svolto oggi il secondo tavolo per il rinnovo del CCNL delle Funzioni Centrali che ha avuto al centro della discussione, oltre ad alcune proposte di ARAN relative alla parte normativa, un approfondimento sulle risorse stanziate dal Governo e sui relativi aumenti.
Dall’analisi sulle risorse è arrivata la conferma della loro insufficienza e della perdita di due terzi del potere di acquisto dei salari, proprio il giorno in cui l’OCSE ha certificato che i salari reali in Italia sono ancora largamente inferiori a quelli del periodo pre-pandemico e la Presidente Meloni ha confermato alla NATO l’impegno ad aumentare le spese militari.
Evidentemente non è un problema di disponibilità delle risorse, ma di scelte su dove allocarle.
A fronte di ciò, appare ancora più provocatorio il richiamo ad un bagno di reatà lanciato dal Ministro Zangrillo a fronte delle polemiche sull’inadeguatezza degli stanziamenti del Governo per il rinnovo dei contratti pubblici.
Sarebbe bene che il Ministro per primo si calasse un po’ di più nella realtà e in questo senso magari potremmo dargli una mano noi spiegandogli come stanno realmente le cose. Infatti alla ormai conclamata perdita del potere d’acquisto, si aggiunge, nelle intenzioni del Ministro, un utilizzo delle scarse risorse disponibili su voci che non andranno alla generalità dei lavoratori come la valutazione individuale o gli straordinari, che dovrebbero invece essere a carico delle amministrazioni, che determineranno aumenti medi largamente inferiori ai 159 euro.
È quindi molto più reale dire che i 159 euro medi lordi mensili rappresentano il costo/persona del rinnovo contrattuale per il Governo, perché alla maggior parte dei lavoratori arriverà molto meno.
Per USB è chiaro che le risorse sono il cuore del contratto e intendiamo contrattarle al tavolo che è la sede deputata allo scopo principalmente per aumenti che garantiscano almeno il recupero del potere d’acquisto nonché in funzione di alcune richieste normative che rappresentano un costo, a partire dalla proroga e il rifinanziamento delle progressioni in deroga, passando per l’abolizione del tetto al salario accessorio, fino alla equiparazione delle ferie per i nuovi assunti che ad oggi all’ingresso per due anni usufruiscono di due giorni in meno e all’aumento del buono pasto.
Continueremo a dare battaglia su questo tema al tavolo ARAN e con iniziative di mobilitazione che inevitabilmente caratterizzeranno il prossimo autunno se il Governo Meloni continuerà pervicacemente a voler finanziare le spese militari invece di investire nel settore pubblico a partire dal rinnovo del contratto di tutti i dipendenti pubblici.
USB Pubblico Impiego