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RSA Lombardia, Gallera non ascolta i parenti delle vittime e i lavoratori. Con l’inverno alle porte il sistema resta imperniato sul profitto dei privati e non sulla salute pubblica

Milano -

Né l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, né il suo direttore generale Marco Trivelli, hanno ritenuto utile partecipare giovedì 8 ottobre all’incontro con i parenti delle vittime nelle RSA lombarde e con i rappresentanti dei lavoratori del settore. È la misura dell’importanza che all’assessorato attribuiscono alle RSA, a chi vi lavora e a chi ne patisce i disastri. 

Ugualmente deludenti sono stati i contenuti dell’incontro e a fronte delle proposte avanzate per la riforma del sistema socio-assistenziale le risposte ricevute dai delegati di Gallera e Trivelli sono state sempre interlocutorie se non evasive.

In buona sostanza si può ipotizzare che l’attuale sistema non subirà grosse modifiche, non almeno negli aspetti che più di altri sono stati determinanti nel causare oltre diecimila decessi all’interno delle RSA:

  • nessun passo indietro sulle privatizzazioni e sulla gestione delle strutture regionali, affidata quasi totalmente a soggetti privati
  • nessun impegno concreto nemmeno sul superamento del precariato all’interno del sistema RSA, dove lo sfruttamento e il lavoro irregolare sono diffusissimi

Si tratta di due elementi che, insieme agli infiniti appalti selvaggi, hanno impedito alla Regione Lombardia di avere un controllo vero sulle strutture RSA del sistema socio-assistenziale. Qualche timida apertura c’è stata solo sulla modifica dei criteri di accreditamento.

L’USB ed il Comitato dei Parenti delle Vittime, avevano proposto:

  • un piano per la realizzazione di una serie di RSA pubbliche sotto la diretta gestione e il controllo di Regione e ATS, anche recuperando strutture dismesse del patrimonio immobiliare del sistema socio-sanitario;
  • un investimento per incrementare i servizi domiciliari;
  • il superamento del precariato e dello sfruttamento di lavoratrici e lavoratori, attraverso la revisione del sistema di accreditamento e l’applicazione di contratti di lavoro adeguati;
  • che la Regione Lombardia si facesse parte attiva per garantire l’emersione della verità e delle responsabilità per ciò che è successo nelle RSA in modo da ottenere la giustizia che i parenti delle vittime hanno chiesto a più riprese.

Anche su quest’ultimo punto nessun impegno se non un generico rimando alle molte indagini in corso, in conseguenza dei tanti ricorsi, individuali e collettivi.

Con la situazione dei contagi in aumento e con l’inverno alle porte, l’impressione è che si arrivi nuovamente impreparati e soprattutto incapaci di concepire un sistema che non sia tutto costruito su compatibilità economiche e profitto, con il diritto alla salute confinato a margine di ogni possibile ragionamento.

L’USB e il Comitato dei Parenti delle Vittime, alla luce del deludente nulla di fatto e del disinteresse dei vertici regionali del Welfare, valuteranno come continuare la loro battaglia.

USB Lombardia