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Salari, assunzioni e formazione: tre ottimi motivi per lavoratrici e lavoratori pubblici per scioperare venerdì 28 e partecipare alla manifestazione nazionale del 29 novembre

Nazionale -

La serie di interviste trionfalistiche del Ministro Zangrillo rappresenta al meglio la mancanza di sostanza di un governo che vive in una perenne campagna elettorale fatta unicamente di vuoti annunci.

Contratti, assunzioni, formazione, questi i tre vanti per i quali il titolare di Palazzo Vidoni non nasconde il suo, ingiustificato, orgoglio. Ma andiamo per ordine.

Contratti. La recente tornata di rinnovo contrattuale 2022-2024 si è chiusa con la perdita netta dei salari reali di circa il 10%, non poco per chi ha già salari tra i più bassi d’Europa. Sicuramente un risultato importante per il Zangrillo “padrone” che da buon capitano d’impresa risparmia sugli stipendi dei propri dipendenti a favore, in questo caso, dei progetti di riarmo voluti fortemente da NATO e Unione Europea.

Un po’ meno per il Ministro per la PA che continua a parlare delle “mie persone”, lavoratrici e lavoratori, come la principale risorsa del pubblico impiego che però sfrutta non garantendo loro nemmeno la tenuta dei salari rispetto al costo della vita. Figuriamoci gli aumenti, che sarebbero il vero scopo dei rinnovi contrattuali!

Assunzioni. È ripresa la dinamica assunzionale, ma si è limitata a coprire il mancato turn over, senza intervenire sulle carenze strutturali di organico create da anni di blocco delle assunzioni e sulla stabilizzazione del personale precario presente nella PA. Al contrario, con un provvedimento nella passata legge di bilancio, il Governo Meloni ha ridotto gli organici delle pubbliche amministrazioni del 25%. Considerato che tra il 2024 e il 2028 ci saranno circa 700 mila pensionamenti, in realtà si sta scavando la fossa definitiva per il settore pubblico e per i servizi ai cittadini.

Formazione. Se è vero che con una circolare il Ministro ha aumentato le ore di formazione a 40, è altrettanto vero che non è stato predisposto nessun piano di formazione mirato né tantomeno condiviso con le diverse ed eterogenee professionalità presenti nella PA. Quello proposto attraverso il portale Syllabus, oltre che generico è assolutamente inutile perché traduce la formazione in un mero adempimento formale.  Questo significa che oltre a non portare benefici in termini di crescita professionale e a non avere ricadute positive nei servizi all’utenza, crea un elevato stress nelle lavoratrici e nei lavoratori sia per l’impossibilità di ritagliarsi spazi per la formazione durante l’orario di servizio, finendo così per aumentare l’orario di lavoro complessivo, sia per la perversa correlazione tra la formazione e il sistema di valutazione  che anziché mettere in condivisione le conoscenze e il sapere, mette  i lavoratori e le lavoratrici in competizione tra loro.

È evidente che la politica degli annunci, seppur rilanciati dalla pletora di sindacati complici, alla lunga mostra la corda e siamo arrivati, dopo tre anni di governo, a misurare gli effetti di una gestione che ha portato un’ulteriore diminuzione dei salari, una riduzione strutturale degli organici in un Paese che è già sotto la media europea nel rapporto dipendenti pubblici/cittadini, una formazione che risulterà assolutamente inutile e avrà sperperato l’ennesimo fondo PNRR (Next generation)  con il quale è finanziato, che poi i cittadini dovranno restituire.

Se non bastassero la complicità con il genocidio del popolo palestinese, la manovra di bilancio che non solo mantiene ma acuisce le disuguaglianze, definanziando il settore pubblico a partire dalla sanità, ecco altri tre buoni motivi per i dipendenti pubblici per aderire allo sciopero del 28, con manifestazioni territoriali, e partecipare alla manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma sabato 29 novembre.

Mandiamo a casa Zangrillo e tutto il Governo Meloni.