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Salario minimo, la proposta di USB: 10 euro per legge come minimo tabellare

Roma -

All’epoca del primo governo Conte, USB si ritrovò sola nel sostenere la proposta del ministro Nunzia Catalfo di introdurre il salario minimo orario di 9 euro per legge. Oggi l’argomento è tornato centrale, anche sulla spinta della direttiva UE in arrivo, tutti ne parlano ma ognuno per portare acqua al proprio mulino.

Scontato il no di Confindustria, che oltretutto lega l’ipotesi di aumenti salariali agli sgravi fiscali alle imprese – per la serie “paghi la collettività” -, Cgil Cisl Uil collegano invece il salario minimo a una legge sulla rappresentanza cucita su misura – per la serie “siamo noi gli unici autorizzati alla contrattazione” – dimenticando che i salari poveri in Italia sono il frutto dei contratti al ribasso che loro hanno firmato.

La proposta USB è semplice, non è legata a rendite di posizione e porta con sé la lotta ai contratti a tempo determinato e al part time involontario.

USB propone 10 euro come soglia minima da rispettare in ogni CCNL, il Minimo Tabellare a cui devono corrispondere i salari dei livelli più bassi (a meno che ovviamente non esistano già contratti di maggior favore). I Minimi Tabellari costituiscono la formula più semplice per evitare contenziosi e interpretazioni equivoche con i datori di lavoro. Dall’approvazione della legge le parti avrebbero un tempo, da sei mesi a un anno, per adeguare i contratti alle nuove condizioni. La legge avrebbe pertanto un effetto immediato di impulso alla contrattazione nel segno del rialzo dei salari (e non solo di quelli minimi, giacché gli altri livelli andrebbero adeguati in proporzione).

La legge dovrebbe prevedere un meccanismo di adeguamento annuale o biennale in base all’andamento del costo della vita, con un riferimento a indici dei prezzi in cui siano considerati tutti i beni essenziali che influiscono sulla vita di un lavoratore.

Accanto alla legge sul salario minimo, che nella nostra formulazione funzionerebbe perfettamente all’interno del quadro di regole vigenti, sarebbero necessari almeno altri due provvedimenti: uno di forte contenimento dei contratti a tempo determinato, che ne limiti l’uso e li vincoli a specifiche condizioni; e un altro che combatta l’uso del part time involontario e ne rialzi fortemente la soglia oraria minima.

Sul fronte della rappresentanza da anni ci battiamo per una legge che garantisca a tutte le organizzazioni le stesse opportunità, che sia democratica e pluralista, che non leghi le agibilità sindacali solo a chi accetta di firmare qualsiasi contratto e che chiuda con la decennale pratica del monopolio della rappresentanza riservato a chi è gradito alle controparti. Un pacchetto di regole semplici ma poco digeribili sia per i padroni che per i sindacati concertativi, ma anche un campo di battaglia politica e sociale per ripristinare uno spazio di democrazia nei posti di lavoro.

Unione Sindacale di Base

Roma 6/6/22