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Salvini non si smentisce mai, ma non è il primo ministro a tagliare gli scioperi

Roma -

Lo sciopero è un diritto costituzionale sotto palese attacco non da ieri ma da 30 anni

Seppure questa volta non ci tocchi direttamente, l’azione di un ministro di una repubblica fondata sul lavoro che interviene a revoca e riduzione degli scioperi rimane inaccettabile.

Se da una parte la famigerata legge antisciopero prevede questa facoltà per un ministro, non è tollerabile che questo avvenga con la scusa di evitare “disagi” alla clientela. È la medesima legge che da 30 anni riduce fortemente le azioni di sciopero con la motivazione della tutela del diritto della mobilità ma che invece è stata ripetutamente e ampiamente sfruttata dalle aziende.

Che Salvini non vedesse l’ora di intervenire contro scioperi legittimamente indetti nelle ferrovie per farsi la solita pubblicità con i suoi modi approssimativi, era più che scontato.

Alle grida di dolore della Cgil e delle altre sigle, però, potremmo rispondere con le parole di Brecht, perché da molti anni ormai i vari ministri dei Trasporti di tutti i governi e di tutti i colori sono intervenuti in questo modo contro scioperi indetti dalla nostra organizzazione con la motivazione dei prevedibili disagi all’utenza.

Accorgersene adesso, dopo essersi voltati dall’altra parte per tanti anni, è francamente contraddittorio. Occorre intervenire decisamente contro una legge che impedisce l’esercizio dello sciopero nel nostro Paese.

USB lo sta facendo da anni con tutti gli strumenti disponibili e ricorrendo anche in Europa, dove peraltro da anni sono stati segnalati i profili di illegittimità dell’attuale legge italiana e dove siamo in attesa di avere fissata la data di convocazione.

Il resto sono solo chiacchiere nel deserto.

USB Lavoro Privato