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Scioperi negli stabilimenti Stellantis: il tappo CCSL non regge più

Roma -

Negli stabilimenti Stellantis si comincia a respirare un clima diverso: cresce la partecipazione agli scioperi e durante i volantinaggi si registra che il malessere sta lasciando il posto alla consapevolezza che non si può continuare con i pesanti ritmi di lavoro e i bassi salari imposti dal CCSL (Contratto Collettivo Specifico di Lavoro).

Il CCSL, voluto oltre 10 anni fa dall’allora Ad FCA Sergio Marchionne e ratificato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl senza il consenso dei lavoratori, è servito a tenere sotto controllo le rivendicazioni operaie e attaccare il dissenso sindacale, mentre oltre 7000 operai venivano licenziati, altri posti in CIG per garantire i dividendi agli azionisti.

Con l’acquisizione del potere decisionale da parte dei vertici francesi di PSA, le criticità si sono fatte più pesanti: alle condizioni di lavoro e di salario si aggiunge la preoccupazione per il futuro occupazionale legato alle scelte industriali e alla prospettata fine del motore endotermico.

Per i lavoratori degli stabilimenti italiani di Stellantis non ci sono risposte e impegni a tutela delle capacità progettuali, produttive e occupazionali. Nessuna garanzia dallo Stato e tanto meno dal piano Stellantis ”Dare Forward 2030”.

È in questo contesto che nei siti italiani di Stellantis si sta affacciando un nuovo protagonismo operaio:

  • Nello storico sito di Pomigliano (NA) si ripetono scioperi contro l’esasperazione dei ritmi di lavoro.
  • A Termoli (CB) c’è stata un’adesione massiccia agli scioperi proclamati dall’USB contro i recuperi produttivi e i turni di straordinario.  
  • Nello stabilimento abruzzese di Atessa (CH), gli scioperi indetti da USB e Slai Cobas contro i recuperi produttivi e i sabati lavorativi, tra questi quello del 31 maggio, hanno dimezzato la produzione dei veicoli commerciali. 

Altrettanto significativa è stata l’adesione dei lavoratori Stellantis allo sciopero generale del 26 maggio proclamato solo dall’USB su una piattaforma che parla a tutti i lavoratori: 300€ di aumenti in paga base, adeguamenti automatici all’inflazione, 32 ore di lavoro settimanale a parità di salario, 62 anni per andare in pensione.

Per invertire la marcia che ci ha riportato indietro di decenni in Stellantis e nel Paese, l’unica strada è riprendere parola e difendere i nostri interessi. Il 24 giugno alle ore 14 saremo a Roma alla manifestazione nazionale contro le politiche del Governo Meloni.                                                          

USB Lavoro Privato Settore Industria

Roma 5/6/23