Sciopero Call center contro il contratto pirata. A Taranto Confcommercio prende le distanze dal contratto Assocontact/Cisal. Ci aspettiamo una convocazione per l'incontro del 4 aprile a Roma
Blocco delle retribuzioni per tre anni, cancellazione della clausola di salvaguardia che va a garantire la tutela occupazionale in caso di cambio di appalto (con l’ovvio spettro della perdita del posto di lavoro) e tanto altro: queste alcune delle dirette conseguenze della firma su un contratto pirata come quello condiviso da Assocontact e Cisal.
Lo sciopero ed una nuova manifestazione a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori del call center sono la risposta di Usb. Questa mattina un presidio si è tenuto davanti alla sede tarantina di Confcommercio, associazione alla quale aderisce Assocontact che insieme a Cisal ha firmato un contratto pirata che va a smantellare tutta una serie di tutele dei lavoratori e delle lavoratrici.
Salta all’occhio il doppio standard assunto da Confcommercio rispetto ai contratti pirata: negli annunci infatti si dichiara nettamente a sostegno dei diritti dei lavoratori e contrario al dumping contrattuale, ma ha in casa propria, ossia tra i consociati, Assocontact che firma contratti capestro.
Durante il presidio odierno, Confcommercio, tramite il direttore provinciale dell' associazione, ha preso le distanze da questo contratto in dumping e si propone di riportare Assocontact nel perimetro della contrattazione con le organizzazioni maggiormente rappresentative e per questo lo stesso ha annunciato un incontro con i sindacati per il 4 aprile e con Assocontact, in vista del quale ci aspettiamo una convocazione e nel quale porteremo le nostre rivendicazioni, così come nel tavolo interministeriale (Ministero Lavoro e Ministero delle Imprese e del Made in Italy) del successivo 24 Aprile.
La crisi dei call center è la crisi del sistema dell’appalto che va certamente disciplinato, al punto di dover essere smantellato dichiarando guerra aperta alle gare al massimo ribasso e alla competizione sfrenata, ispirata al profitto, che si scarica sul costo del lavoro.
Quella di oggi è stata la quarta manifestazione in tre mesi, ma le iniziative sarebbero state di più se questo settore non fosse stato sottoposto alla disciplina prevista per i servizi essenziali e dunque alla l. 146/90.
USB Taranto