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SCIOPERO DEGLI ADDETTI AL "DATA ENTRY" DEGLI UFFICI GIUDIZIARI DI ROMA

Roma -

Si è tenuto ieri lo sciopero indetto dalle RdB-CUB degli addetti al “data entry” degli Uffici Giudiziari di Roma, che ha visto anche un sit-in accanto al Ministero della Giustizia.

 


I circa 100 dipendenti delle ditte Data Service e Insiel sono esternalizzati che si occupano di “data entry” (scannerizzazione ed inserimento dati negli archivi informatici). Nei fatti, da circa otto anni hanno svolto qualsiasi tipo di mansione necessaria a supplire ben consolidate carenze di organico presso il Ministero della Giustizia, presso il Tribunale, la Corte d’Appello e il Giudice di Pace di Roma, e verranno licenziati entro i prossimi mesi se il Ministero non rinnoverà le gare di appalto.

 


Nel corso dello sciopero, una delegazione è stata ricevuta dal membro della Commissione giustizia del Senato Di Lello (Sinistra Europea), che è stato informato di tutta la vicenda, ed un’altra dal Consigliere Claudio Castelli, capo Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria.

 


Al Consigliere Castelli è stata posta in evidenza la condizione dei lavoratori, che rischiano, dopo anni di precariato, la perdita definitiva del lavoro. E’ stato inoltre fatto presente come il venire meno di queste figure creerebbe grosse difficoltà a molti uffici giudiziari, e non solo a quelli della capitale.

 


Rispetto ai prossimi licenziamenti Castelli ha precisato che, nel caso ci fossero nuovi contratti con altre società, si cercherà di non perdere le professionalità acquisite.

 

Le RdB-CUB ripropongono con forza il problema delle esternalizzazioni nel Pubblico Impiego, sottolineando come abbiano creato solo nuovo precariato insieme ad un riscontrabile aumento della spesa. Una politica seria di stabilizzazioni è indispensabile sia per garantire la qualità dei servizi sia i diritti dei lavoratori, assumendo in modo programmato il personale che da anni lavora negli uffici pubblici, come previsto nella proposta di legge elaborata dalla RdB-CUB e presentata sia alla Camera che al Senato.