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Argomento:

Stato sociale, salari adeguati, fine della guerra: il Pubblico impiego alla manifestazione del 1 giugno

Roma -

+12.5 percento l'aumento delle spese militari nel nostro paese nel biennio 2023 e 2024.
+ 5,5 percento lo stanziamento a regime dei rinnovi contrattuali pubblici a fronte di una inflazione nel triennio 2022/2024 intorno al 18 percento.

Il raffronto tra questi dati rappresenta e fotografa le caratteristiche di quell'economia di guerra che oggi assume la forma di una vera e propria guerra ai salari.

Alle compatibilità che da decenni subiamo per effetto dell'osservanza ai diktat imposti dall'Ue, oggi si aggiungono le compatibilità dettate dal coinvolgimento politico e militare del nostro paese nei vari scenari di guerra.

E ciò è ancora piu grave ed evidente proprio quando si tratta di rinnovi contrattuali pubblici perché è proprio lo Stato, quale datore di lavoro pubblico, che decide di dirottare risorse dal potenziamento del welfare alla folle rincorsa verso gli armamenti.

Gli stessi che oggi chiedono adesione ideologica alla barbarie della guerra, pretendono la resa incondizionata sul fronte delle rivendicazioni salariali.

Capovolgiamo e ribaltiamo lo schema di rinnovi contrattuali piegati alla logica della guerra :

300 euro netti mensili di aumento in busta e un sistema di adeguamento delle retribuzioni al costo della vita.

Con questi contenuti i lavoratori e le lavoratrici pubblici/che parteciperanno alla manifestazione indetta da un variegato fronte sindacale, politico e studentesco contro il governo Meloni e le sue politiche guerrafondaie e antisociali.

1 giugno ore 14.30 corteo P.zza Vittorio.

USB Pubblico Impiego