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Stellantis, audizione in parlamento di Elkann: nello stucchevole dibattito, gli unici assenti sono i lavoratori

Nazionale -

Lo scorso 19 marzo 2025, John Elkann presidente di Stellantis, è stato ascoltato dalle commissioni riunite delle Attività produttive di Camera e Senato. Il suo è stato un resoconto furbo e volutamente omissivo. Ha affermato che senza Stellantis la produzione dell’auto in Italia sarebbe scomparsa (dimenticando però che da l’azienda ha sempre osteggiato, la possibilità dell’ingresso in Italia di un altro produttore), ha ribadito la centralità dell’Italia confermando il piano per l’Europa presentato 17 dicembre 2024 presso il Mimit.

Tutto bene, peccato che i 2 miliardi di euro di investimenti sugli stabilimenti italiani non garantiscono la piena occupazione come, invece, assicurato nel momento in cui l’azienda riceveva nel 2017 un prestito garantito dallo stato italiano, poi restituito senza rispettare quanto prevedeva l’accordo con il Governo.

Elkann ha quindi dichiarato di aver tutelato l’occupazione ignorando che negli ultimi 20 anni il numero dei lavoratori del gruppo in Italia sia quasi dimezzato e quelli ancora in forza negli stabilimenti hanno subito e subiscono il ricorso perenne agli ammortizzatori sociali, quelli sì in quantità industriale.

L’elenco dei modelli che andranno in produzione dovrebbero portare alla produzione di 1 milione di autovetture in Italia eppure la maggior parte di essi dovrebbero veder la luce solo nel 2028 a Melfi e il piano previsto non risolverà i problemi occupazionali negli stabilimenti di Mirafiori, di Cassino, di Pomigliano, di Atessa e Termoli dove la famigerata Gigafactory è scomparsa dai radar ed è da considerare un progetto giunto già al capolinea.

Ha lamentato la scarsa competitività per la produzione in Italia e in Europa: per i bassi investimenti nel settore della UE, l’elevato costo dell’energia in Italia, le difficoltà che le aziende europee incontrano nell’approvvigionamento di materie prime, per la mancanza degli investimenti nelle infrastrutture (colonnine) che fanno si che in Italia si vendano meno auto elettriche, la mancata incentivazione alla domanda per ridurre l’enorme parco auto circolante con alimentazione derivanti da fossili, l’impossibilità di auto produzione di energia pulita per abbattere i costi energetici. Insomma Elkann ha detto con toni più concilianti ciò che sosteneva l’ex CEO Tavares: Il governo italiano deve dare all’azienda più soldi e più incentivi.

Per la nostra organizzazione l’audizione è stata una rappresentazione stucchevole, dove gli uditori , che avrebbero dovuto difendere gli interessi del paese e dei lavoratori, hanno fatto sfoggio di un atteggiamento dimesso, a parte qualche eccezione, rendendo l’incontro infruttuoso per i lavoratori italiani: non una richiesta a difesa dei lavoratori e dei loro salari, non una richiesta di tutela per la rete di aziende dell’indotto che sono state invitate a delocalizzare in altri paesi UE, ed extra UE.

I lavoratori in questo teatro sono apparsi marginali, vittime sacrificali del mercato e delle scelte politiche europee come se nulla si possa fare. Nessuna garanzia occupazionale, come sempre fatto da Stellantis, nessuna certezza e sostegno ai salari dei lavoratori.

Gli stabilimenti italiani stanno fisiologicamente morendo e nessuno ne è responsabile, o vuole promuovere politiche di tutela occupazionale e dei salari dei lavoratori del settore: Stellantis consegna un compitino per zittire le critiche e il governo accusa l’UE scaricando responsabilità che pure dovrebbe assumersi.

USB da tempo richiede interventi decisivi per tutelare e garantire l’occupazione nel settore automotive con: un massiccio intervento dello stato, tutela dei salari con ammortizzatori sociali riformati che garantiscano il 100% delle retribuzioni, riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario, blocco dei licenziamenti nel settore, politiche ed aumenti salariali che aumentino la domanda interna ed investimenti nel settore energetico che porterebbe benefici ad aziende e cittadini perché non è comprensibile che l’energia da fonti pulite prodotta debba esser pagata ad un prezzo di mercato che fa riferimento al gas e altri prodotti fossili.

La telenovela tra Governo e Stellantis non può durare in eterno e l’USB non è mai stata spettatrice, e mai lo sarà, o peggio ancora complice, come lo sono le sigle sindacali supine alle politiche Fiat/Fca/Stellantis con decenni di collaborazionismo, di uno spettacolo indecente che affama i lavoratori e condanna alla morte un settore industriale che è sempre stato trainante per l’economia del paese. Il tempo delle parole è finito ed è ora che Governo e Stellantis se ne rendano conto.

 

USB – Nazionale Lavoro Privato

Categoria Operaia dell’Industria