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Tavolo contro il caporalato: più che un tavolo è un comodino!

Nazionale -

Martedì 30 marzo si è svolto il terzo appuntamento on line del "Tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura", ma le tante aspettative per questa iniziativa dell’allora ministro Catalfo ancora non si traducono in un reale cambio di marcia.

Nonostante le dichiarazioni dei ministri Orlando, Patuanelli e della ex ministra dell’Agricoltura Bellanova, in un clima di estrema riverenza delle parti sociali presenti al tavolo, ciò che si sta registrando è una situazione ben diversa dalle dichiarazioni ufficiali e dai vantati “risultati concreti” difficilmente riscontrabili nelle statistiche ufficiali.

USB ha evidenziato come, diversamente dai buoni auspici delle direttive e delle linee tracciate nelle precedenti riunioni, dopo 15 mesi di attività del Tavolo e nonostante i ragguardevoli finanziamenti del governo, ancora non si vedono risultati soddisfacenti per le condizioni di vita dei lavoratori agricoli, stretti nella morsa dello sfruttamento e della emergenza sanitaria.

Ma non solo USB ha ricordato che la situazione non è poi così positiva. Infatti sia le associazioni datoriali, sia le associazioni umanitarie e di assistenza sanitaria hanno denunciato apertamente la situazione reale che vivono le campagne italiane. Permangono gravi situazioni di sfruttamento e di lavoro grigio, con caporali e datori di lavoro che continuano indisturbati nella loro quotidiana attività di imprenditori senza scrupoli, mentre le situazioni sanitarie restano indecenti in molti campi formali ed informali, e gli enti locali, dalle regioni ai comuni, si rendono disponibili con grande difficoltà all’ascolto dei lavoratori presenti nei territori.

L’Unione Sindacale di Base già nell’estate scorsa aveva chiesto un incontro ai ministri dell’Interno, del Lavoro e dell’Agricoltura per affrontare le evidenti lacune dell'art. 103 del decreto legge nr. 34 del 19 maggio 2020. A quella richiesta non abbiamo avuto riscontro ma nel frattempo possiamo affermare che le condizioni dei lavoratori stranieri impegnati in agricoltura sono notevolmente peggiorate.

Il decreto legge 34 è stato un vero fallimento: al termine del semestre previsto per una regolarizzazione temporanea solo lo 0,7% degli applicanti sono stati chiamati dagli uffici preposti. La pandemia è diventata sempre più grave e una gran parte di lavoratori stranieri in virtù del decreto Salvini non sono in grado neanche di avere la tessera sanitaria per accedere a tamponi, e vaccini.

Nemmeno la legge 173/20, conversione del decreto legge 130/20, meglio conosciuto come decreto Lamorgese, dà risposte alle numerose domande fatte da lavoratori in possesso di requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. I ritardi di prefetture, questure e uffici immigrazione hanno raggiunto il limite della sopportazione per i molti lavoratori, in maggior parte del settore agricolo.

Il ministro Patuanelli, nella sua audizione alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati del 16 marzo, ha citato al punto 4 delle linee programmatiche “promuovere il lavoro agricolo e forestale di qualità e tutelare i diritti dei lavoratori, fornendo gli strumenti per garantire l’equità nei contratti e la sicurezza sui posti di lavoro, creando le condizioni per l’emersione e la regolarizzazione del lavoro “nero”;

Una dichiarazione che accogliamo favorevolmente e, se fosse accompagnata da un rapido recepimento della condizionalità sociale in materia di lavoro che si sta approvando nella riforma della PAC, potrebbe sicuramente migliorare la condizione contrattuale e lavorativa dei lavoratori agricoli, italiani e stranieri.

A nostro avviso, sarebbe anche utile rafforzare il sistema di controllo dell’Ispettorato del Lavoro e dei reparti ispettivi dei Carabinieri, al momento operanti con scarsità di mezzi e uomini. Nel rapporto 2019 dell’Ispettorato del Lavoro risulta a pag.17:

2.e AGRICOLTURA

Le 5.806 ispezioni effettuate nel settore sono nuovamente risultate efficaci, avendo fatto registrare un tasso di irregolarità di circa il 59,3%, superiore di oltre 4 punti percentuali rispetto al 2018 (54,8%). 

Dei 5.340 lavoratori andati soggetti alle violazioni riscontrate, ne sono risultati 2.719 (51%) “in nero”, 229 dei quali cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno. Sono stati adottati 408 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, per l’86% (350) revocati a seguito di intervenuta regolarizzazione.

5.806 controlli su 416.000 aziende in Italia. Se sviluppiamo il dato statistico delle irregolarità riscontrate (oltre il 59%) si può desumere quanto sia alta l’irregolarità dell’agricoltura italiana, irregolarità che ha gli effetti più nefasti proprio sui lavoratori. Citiamo da un giornale spagnolo: “Desde mayo de 2020 se han realizado 7.057 visitas, se han resuelto 4.488 expedientes y se han promulgado 2.012 infracciones y sanciones por un total de 12.547.672,64 euros”. Le percentuali di irregolarità sono molto più basse di quelle italiane, ma ciò che si evidenzia è la differenza nel numero dei controlli: 7057 controlli in un solo mese, contro i 5.806 in un anno in Italia.

Tutti, nelle località dove insistono gli insediamenti di lavoratori agricoli, sono consapevoli dell’inefficacia di leggi e provvedimenti che in questo periodo stanno lasciando centinaia di migliaia di lavoratori nello sfruttamento e nella precarietà. Il Tavolo sul Caporalato al netto di alcuni incontri nazionali come quello di ieri, ha demandato la materia ai soliti meccanismi regionali, che finora poche soluzioni sono riuscite a fornire.

Ancora una volta ci troviamo a rappresentare il grido di dolore e di rabbia che proviene dalle campagne e dalle località dove i lavoratori trovano sfruttamento e condizioni di vita inaccettabili. I lavoratori agricoli come in passato sono pronti a tornare nelle piazze per rivendicare ciò che le leggi italiane dovrebbero garantire. 

Per chiarezza ribadiamo i punti principali sui quali si batte USB.

  • Regolarizzazione del permesso di soggiorno Una legge del dicembre 2020, che permette la ripresentazione delle domande di permesso di soggiorno, rimane ancora oggi inosservata e inapplicata dagli organi dello Stato. Ne chiediamo l’applicazione a livello nazionale.
  • Lotta ai salari da fame: 3-4 euro l’ora senza alcun diritto contrattuale
  • Mancato riconoscimento della disoccupazione agricola per irregolarità da parte dei datori di lavoro Evidenze sempre più numerose del mancato rispetto dei contratti nazionali e della mancata comunicazione dell’Unilav, ossia la registrazione del contratto. Numerosi i casi in cui le buste paga non rispettano le giornate lavorate dai dipendenti, perpetuando continuamente irregolarità contributive e truffa nei confronti dei lavoratori. Nel frattempo miliardi di euro arrivano nelle casse delle aziende con i sussidi della PAC e degli altri incentivi europei e statali.
  • Truffa della sanatoria 2020. Riguarda176.848 lavoratrici e lavoratori domestici, meno di 30.000 sono i braccianti, pochi altri sono impegnati in lavori subordinati: 207.542 lavoratori hanno versato per la maggior parte di tasca loro gli oltre 600 euro spettanti ai datori di lavoro, non hanno a tutt’oggi ricevuto alcuna chiamata da parte del Ministero degli Interni. Oltre cento milioni di euro versati allo Stato senza risultato.

Oltre ad una condizione di sfruttamento lavorativo è sempre più evidente il mancato rispetto di ogni forma di sicurezza sul lavoro e si ripetono tragedie su tragedie, decine sono i lavoratori stranieri morti per andare al lavoro con mezzi insicuri o nelle proprie dimore di fortuna.

Questa è la lettura reale della situazione delle campagne! I lavoratori stranieri, che producono ricchezza per il nostro paese, esigono rispetto dignità e diritti. Dalla Sicilia al Veneto, dal Piemonte all’Abruzzo non rimarremo in silenzio.

 

USB Lavoro Agricolo

 

31-3-2021