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TIM e Fase 2, USB sollecita le istituzioni: differire il piano di rientro a emergenza conclusa

USB sollecita la Sindaca, Virginia Raggi, e il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti a intervenire su TIM per differire il piano di rientro a emergenza terminata

Roma -

 

Dal momento in cui è scoppiata la pandemia da Covid-19, il distanziamento sociale è stata la principale misura per fronteggiare l’infezione, concetto che viene continuamente ribadito e raccomandato dalla comunità scientifica, dal Governo e dalle istituzioni regionali e locali anche per la Fase 2..

Il 28 aprile tuttavia TIM ha siglato con alcuni sindacati un protocollo di massima per la cosiddetta fase 2, in base alla quale si prevede, a partire dal 18 maggio, un graduale rientro in 16 sedi del personale, fino al completamento del 100% entro fine giugno.

A differenza di altre tipologie di aziende, come ad esempio le manifatturiere o i servizi di logistica, TIM non ha alcuna necessità di far rientrare fisicamente i propri dipendenti nelle sedi. USB quindi ha chiesto ripetutamente a TIM di conoscere il razionale di questo piano di rientro ma TIM non ha mai fornito alcuna spiegazione ragionevole.

USB si è quindi subito attivata per contrastare questa decisione, denunciandone l’inutilità in diversi comunicati pubblici e in sede di relazioni sindacali. Ha avviato inoltre una petizione on line tra i lavoratori per chiedere all’azienda di fermare il progetto di rientro e di consentire ai lavoratori di svolgere le proprie mansioni in smart working. In pochissimo tempo la petizione ha raggiunto oltre le 1500 firme.

USB sollecita la Sindaca, Virginia Raggi, e il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti a intervenire su TIM per differire il piano di rientro a emergenza terminata