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Torino, contro il caro bollette e l’aumento del 110% del teleriscaldamento presidio sabato 5 alle 10 davanti alla sede Iren di Corso Svizzera 95

Torino -

Il teleriscaldamento è una tecnologia per il riscaldamento che  consiste nella distribuzione attraverso reti di tubazioni di acqua calda, surriscaldata o di vapore provenienti da una grossa centrale di produzione. È un sistema per scaldare utilizzato soprattutto nell’area del centro nord Italia e copre un’utenza complessiva di circa 900.000 persone in tutto il Paese. Una forma innovativa per il riscaldamento di interi quartieri residenziali, a Torino utilizzata dagli anni ’80, che  rende la città “la più teleriscaldata d’Italia” con  650.000 utenti coperti, un primato che la metropoli vuole imporre anche a livello europeo.

Un sistema però che subisce gli stessi effetti del generale aumento dei prezzi energetici ma che, al contrario di altri meccanismi per la fornitura delle risorse energetiche non prevede alcun, seppur misero e insufficiente, bonus. ( https://www.usb.it/leggi-notizia/dl-bollette-se-plaude-confindustria-a-piangere-siamo-noi-1322.html ).

Succede a Torino, precisamente nel quartiere Vallette, dove gli abitanti si ritrovano recapitate a casa bollette con importi alle stelle, da gennaio 2022  c’è un aumento in media di 250 euro in più ad utenza rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Una beffa pensando che il costo della fornitura viene calcolato con un forfettario per metro quadro e non a consumo, e ciò colpisce soprattutto gli abitanti delle case popolari dove molti alloggi sono tenuti vuoti e addirittura alcuni murati, e che vengono comunque riscaldati con costi da ripartire tra gli inquilini.

Gli abitanti forniti dal teleriscaldamento non sono ammessi ad usufruire del bonus gas nazionale. Da questa esclusione  è nata  spontaneamente una raccolta firme che ha portato gli inquilini a riunirsi settimanalmente per confrontarsi e per richiedere di essere inclusi nelle misure di sostegno messi in campo dal Governo.

Da subito sono state tantissime le firme a sostegno della petizione per ottenere l’inclusione nei bonus, la riduzione dell’Iva dal 10% al 5% e perché i costi delle bollette siano calcolati in maniera equa e in base al consumo. L’amministratore delegato di Iren, la società che gestisce il teleriscaldamento, dichiara a mezzo stampa di proporre un bonus sociale temporaneo a cui è possibile accedere attraverso gli stessi requisiti del bonus gas nazionale (8265 euro reddito Isee, 20000 euro Isee per nucleo con 4 figli a carico), un bonus coperto economicamente dalla società stessa ed erogato attraverso domanda e poi rimborsato direttamente al cliente.

In sostanza una società privata con partecipazione pubblica che tenta di far fronte al disagio  proponendo un bonus che mira a coprire circa il 30% del rincaro di fronte ad un salasso del 110%, lasciando però in balia degli aumenti dell’80% della bolletta del teleriscaldamento centinaia di migliaia di famiglie. Una proposta che sa di ridicolo considerando gli utili e i profitti delle imprese energetiche aumentati in maniera esponenziale nell’ultimo anno.

Non solo, una proposta che mette in mano al mercato privato ciò che dovrebbe essere responsabilità dello Stato e che per giunta segnala quanto siano insufficienti gli stessi bonus caratterizzati da criteri stringenti per l’accesso.

I  bonus nazionali di luce, acqua e gas sono destinati ad una platea troppo esigua ed escludono gran parte del 30% di lavoratori poveri del nostro Paese e coloro che nell’ultimo anno hanno subito una drastica riduzione di reddito.

È arrivato il momento che il riscaldamento e le forniture energetiche vengano considerate come bene essenziale. bisogna abbassare l’Iva al 4% sui prezzi energetici e introdurre il Minimo energetico per permettere continuità di riscaldamento e acqua calda nelle abitazioni.

È necessaria una moratoria per i debiti  pregressi che superi la logica della rateizzazione e che impedisca il distacco della fornitura. I soldi ci sono e anche le modalità per reperirli, serve subito l’introduzione di una tassa che vada a colpire gli utili delle multinazionali dell’energia che si sono arricchite alle spalle delle classi popolari.

Bisogna invertire le priorità di spesa del governo che invece di sostenere chi ha difficoltà economiche continua ad elargire soldi pubblici a fine bellico e approfitta della guerra per soddisfare ancora una volta le richieste di Confindustria.

Il sogno degli industriali è l’autarchica energetica a discapito dell’ambiente, sostenendo l’estrazione di gas da terra e mare e l’utilizzo di centrali a carbone alla faccia della transazione ecologica di Cingolani, degli obiettivi europei per l’ambiente 2030 e del blablabla della povera Greta.

Ma non possiamo essere ancora una volta noi a pagare i costi delle crisi, da ultima quella energetica. Chi detiene i profitti e ne sta facendo sempre maggiori grazie all’aumento dei prezzi deve sostenere i costi per calmierare i prezzi delle bollette e per riconvertire l’approvvigionamento energetico del nostro Paese.

 

Asia USB Torino