TRASPORTO AEREO: USB, SERVE LA NAZIONALIZZAZIONE DI ALITALIA E UNA SERIA POLITICA DEI TRASPORTI
18 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE
Alitalia, come molte altre grandi aziende in crisi - Telecom, Ilva e per altri versi Fiat - vive una crisi strutturale, derivante dalla liberalizzazione dei mercati, aggravata da scelte industriali sbagliate ormai da decenni.
La storia di Alitalia è stata la storia del trasporto aereo italiano, ma oggi è l'intero settore a pagare con oltre 10.000 lavoratrici e lavoratori che sopravvivono grazie agli ammortizzatori sociali, con migliaia che hanno perso il lavoro o lo perderanno nei prossimi anni.
Da Meridiana alle società di gestione aeroportuale, dai servizi all'indotto: tutti pagano gli sbagli di una classe politica e gruppi dirigenti che negli anni hanno dissipato una ricchezza enorme dei lavoratori e del Paese.
Avevamo gridato inascoltati che Alitalia avrebbe dovuto fare massa critica, anche a livello societario, con altri vettori aerei e che l'intero Paese avrebbe dovuto sostenere e sfruttare le potenzialità delle aziende del settore per sviluppare il turismo, i servizi e l'economia.
Per primi avevamo indicato nelle Ferrovie dello Stato, nelle Poste Italiane e in grandi Tour Operator i partner esterni, anche per costituire una rete pubblica di vendita di offerta turistica e di intermodalità nei trasporti. L'ipotesi percorribile per le alleanza internazionali per noi doveva essere preceduta dalla costruzione di un forte polo nazionale e far leva sulla complementarietà delle reti e delle flotte. Da sempre diciamo che lo sviluppo delle compagnie low cost avrebbe dovuto essere contenuto, sul modello quanto fatto dal governo francese.
Nulla di ciò è stato fatto in questi anni. Ciò che oggi serve, secondo l’USB, è un intervento diretto dello Stato, attraverso la nazionalizzazione della Compagnia e delle altre aziende e vettori del trasporto aereo, l'alleanza industriale con Ferrovie dello Stato che devono rimanere in mano al pubblico, salvaguardando posti di lavoro in tutto il settore.
Serve un piano industriale che ricostruisca la compagnia nell'ambito di un progetto complessivo, che ridisegni le politiche dell'intero trasporto aereo, che colpisca l'illegalità di alcune pratiche che favoriscono le compagnie low cost e che punti essenzialmente sui voli intercontinentali, stabilendo alleanze internazionali che siano complementari alle caratteristiche della compagnia italiana.
Lo sciopero generale del 18 ottobre parla anche di questo: servono politiche industriali serie e un intervento dello Stato e del pubblico che garantisca occupazione e sviluppo.