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Un modello contrattuale che non tiene più: USB è l'unica alternativa

Roma -

Con la mancata firma del contratto degli enti locali, che segue immediatamente quella del contratto della sanità che insieme riguardano oltre un milione di lavoratrici e lavoratori pubblici, si conclude la tornata contrattuale in ben tre comparti del settore pubblico. Il rinnovo del contratto istruzione, ricerca e università, che si rivolge a una platea ancora più vasta dei precedenti non è, al momento, neanche nell'agenda del governo mentre i lavoratori e le lavoratrici della presidenza del consiglio sono ancora in attesa del rinnovo 2019/2021.

Non era mai accaduto che la strada dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego fosse lastricata da una spaccatura così evidente all'interno del fronte sindacale. E alla luce della mancata sottoscrizione del contratto nei comparti della sanità e degli enti locali, risalta con ancora maggiore evidenza la pesante responsabilità che la CISL e l'accolita dei sindacati pseudo autonomi si sono assunti nel firmare il contratto delle funzioni centrali, certificando una perdita secca del 10 % del potere di acquisto delle retribuzioni, come sancito e reso evidente anche dall'esito del referendum tenutosi nelle funzioni centrali che ha visto prevalere un netto NO da parte dei lavoratori e delle lavoratrici.

Ma al di là della lacerazione prodotta nel fronte sindacale, ciò che emerge con forza ê da un lato il fallimento della politica dei redditi frutto degli accordi del luglio 92/93 che ha determinato una inesorabile discesa del potere di acquisto dei salari, dall'altro la profonda anti-democraticità di quella norma liberticida che preclude l'accesso alla contrattazione integrativa per chi non sottoscrive il contratto collettivo nazionale.

Due temi che chiamano direttamente in causa tutto quel mondo sindacale che ha fatto della concertazione il fine ultimo della sua azione sindacale.

La portata storica di ciò che sta avvenendo nel settore pubblico e che parla a tutto il mondo del lavoro indica e rafforza l'opzione sindacale di chi, come l'Usb, ha sempre contrastato un modello contrattuale che, ora, in una fase di drammatica crisi sociale, mostra tutto il suo fallimento e le pesanti ricadute che questo ha sulla vita dei lavoratori.

Recuperare un modello contrattuale che assicuri la tenuta delle retribuzioni, ripristini la democrazia nei posti di lavoro, risolva superando quell'impianto le tante vertenze aperte sulla valutazione, sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sull'organizzazione e sull' aumento dei carichi di lavoro e per la trasparenza nella mobilità e nell'assegnazione delle posizioni organizzative: queste saranno le rivendicazioni al centro della campagna dell'Usb per il rinnovo delle Rsu nel pubblico impiego. Una necessità e una opportunità da non sprecare e rilanciare con forza. Questo ê il momento!