Un nuovo ateneo: i lavoratori dell’università di Genova in appoggio alle studentesse in lotta per il centro antiviolenza
L’indagine recentemente pubblicata dall’Istat restituisce cifre impietose sul fenomeno delle molestie sul luogo di lavoro.
Il governo Meloni, nonostante la retorica della “donna e madre”, ha ulteriormente aggravato le condizioni sociali ed economiche intervenendo in questi due anni sulle pensioni, abolendo il reddito di cittadinanza, tagliando asili nido e fondi per i centri antiviolenza, chiudendo i consultori o riempiendoli di fanatismo ideologico attraverso gli attivisti “pro vita”. La finanziaria 2025 continua inesorabilmente il taglio della spesa sociale in virtù dell’economia di guerra andando ad incrementare il processo di privatizzazione dei diritti e con esso in modo speculare il lavoro riproduttivo e di cura che pesa sulle spalle delle donne.
L’indagine recentemente pubblicata dall’Istat restituisce cifre impietose sul fenomeno delle molestie sul luogo di lavoro. Nel 2022-2023 si stima che il 13,5% delle donne di 15-70 anni, che lavorano o hanno lavorato, abbia subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale nel corso dell'intera vita (soprattutto le più giovani di 15-24 anni, 21,2%) e il 2,4% degli uomini di 15-70 anni. In particolare, si tratta di sguardi offensivi, offese, proposte indecenti, fino ad atti più gravi come la molestia fisica. Limitatamente agli ultimi tre anni precedenti la rilevazione del 2022-2023, le quote si fermano al 4,2% per le donne e l’1% per gli uomini.
Le Università non possono certo fare eccezione, anzi contengono molteplici fattori di rischio relativamente al fenomeno degli abusi di potere: non solo nel rapporto docenti-studentesse e studenti, ma anche docenti-personale tecnico-amministrativo, gerarchie all’interno del personale stesso.
La questione allora si sposta nella risposta del sistema Università al fenomeno: appoggiamo in toto la proposta di CPO e studenti di attivare un centro anti-violenza, con caratteristiche di reale e totale autonomia dalla Governance affinché non diventi l’ennesimo organo a garanzia della Governance. In tal senso, l’Università può e deve dimostrare il proprio valore aggiunto, di Ente di formazione e cultura, e quindi guida e sostegno del cambiamento.
Un cambiamento che riteniamo, solo per fatto di esperienza, non muoverà dalle attuali persone che ricoprono ruoli apicali, da un Rettore poco incline al confronto e al dialogo, da un CUG e una RSU al momento inattivi, come se il fenomeno non implicasse il personale tecnico-amministrativo, da rappresentanti in Senato e in Consiglio di amministrazione in oggi silenti.
Un cambiamento che partirà da tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che non si sono girati dall’altra parte e non hanno minimizzato, e che trascineranno molti altri a fare altrettanto.
Un cambiamento che parte dalle studentesse e dagli studenti e che sta acquisendo, giorno dopo giorno, sempre più forza.
Segnaliamo infine che USB e Rete Iside hanno attivato sportelli dedicati: trovate le informazioni al link https://www.reteiside.org/progetti/diritti/sportelli-contro-le-molestie-e-le-discriminazioni-di-genere-sul-lavoro-di-rete
USB PI - Università di Genova