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Un nuovo attacco ai lavoratori su pagamento stipendi arretrati e lavoro sottopagato. La maggioranza di Governo “infila” emendamenti anticostituzionali

Nazionale -

Con un colpo di mano si sta tentando di introdurre nuove norme per ostacolare il diritto delle lavoratrici e lavoratori di ricevere quanto dovuto dalle imprese che non pagano correttamente i propri dipendenti.

Si tratta di emendamenti che obbligherebbero i lavoratori a richiedere gli stipendi non pagati (dagli arretrati, agli straordinari non riconosciuti ecc.) durante il rapporto di lavoro entro il termine rigoroso di cinque anni, pena la perdita definitiva del diritto. 

Non solo, si pretende che il lavoratore debba fare causa al proprio padrone, durante il rapporto di lavoro, entro sei mesi dalla comunicazione formale di “messa in mora” presentata dal lavoratore.

Vale la pena ricordare che attualmente per la richiesta di arretrati e stipendi non pagati il termine non parte durante il rapporto di lavoro ma solo dalla conclusione. Una norma che è motivata dalla ricattabilità delle lavoratrici e lavoratori e dal timore di ritorsioni da parte delle imprese.

A questi emendamenti si aggiunge la norma che vorrebbe impedire alla magistratura di intervenire contro i salari da fame e i contratti collettivi che prevedano una retribuzione sotto i livelli di dignità previsti dalla costituzione (e non stiamo parlando solo dei cosiddetti “contratti pirata” ma anche di quelli firmati da CGIL CISL UIL, dal CCNL multiservizi alla vigilanza privata ecc.).

In questo emendamento si prevede che il giudice debba accertare una “grave inadeguatezza” e che le stesse differenze retributive, nel caso di vittoria del lavoratore, decorrano solo dal momento della comunicazione di “messa in mora” in avanti, escludendo il riconoscimento di tutto il dovuto nel corso di tutto il rapporto di lavoro.

Se venissero approvate queste proposte si renderebbero i crediti di lavoro inesigibili per milioni di lavoratori, oltre che incredibimente tra i meno tutelati dalla giurisprudenza, e si imporrebbe una gravissima limitazione ai lavoratori con paghe sotto la soglia di povertà.

Siamo di fronte all’ennesimo e grave attacco ai diritti fondamentali delle lavoratrici e lavoratori, in un contesto che vede confermare dallo stesso rapporto annuale dell’INPS, presentato alla Camera dei deputati lo scorso 16 luglio, come i salari italiani, da molto tempo i più bassi d’Europa, stiano continuando scendere, registrando una perdita di ulteriori nove punti percentuali negli ultimi anni.

Questi emendamenti sono inaccettabili e devono essere totalmente respinti: le lavoratrici e lavoratori devono essere tutelati nei loro diritti e nella loro dignità e non messi sotto ulteriori ricatti padronali.