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Una firma per far partire i contratti, ma resta il problema di un assetto disfunzionale dei comparti.

Roma -

La priorità in questo momento è aprire al più presto i tavoli per il rinnovo dei CCNL di più di 3 milioni di dipendenti pubblici: è con questa motivazione che USB questa mattina ha siglato l'ipotesi di CCNQ su comparti ed aree di contrattazione.
Un'ipotesi di accordo che risente ancora una volta delle imposizioni introdotte dalla legge Brunetta che ha ridotto a quattro i comparti del Pubblico Impiego e che ha dimostrato in questi anni la totale mancanza di funzionalità conseguente agli accorpamenti nei comparti Istruzione e Ricerca e Funzioni Centrali. L’attuale assetto dei comparti di contrattazione ha trovato nel sindacato complice i più grandi sostenitori, infatti soprattutto CGIL, ma anche la UIL hanno dichiarato al tavolo che questo rappresenta per loro il migliore assetto possibile. Chiaramente è il migliore assetto per la loro smania di eliminare i sindacati concorrenti, in particolare chi, come USB, non si allinea e continua a lottare per i diritti dei lavoratori pubblici e per una Pubblica Amministrazione che combatta le diseguaglianze. Sicuramente non il migliore assetto per i lavoratori che hanno visto diluire, se non cancellare, le proprie peculiarità, dentro contratti troppo ampi per dedicare le giuste attenzioni alle diverse professionalità e alle questioni ad esse correlate. L’auspicata omogeneizzazione si sta traducendo in un appiattimento a danno dei lavoratori. Alla faccia della “professionalizzazione” del pubblico tanto sbandierata da Brunetta!
Nonostante ciò, proprio per la necessità di non arrivare ancora una volta al rinnovo di contratti già scaduti e di dare risposte concrete ai lavoratori pubblici, su temi pressanti come la regolamentazione dello smart working, la riforma degli ordinamenti professionali, l’adeguamento salariale, nonché in considerazione del difficile momento che il Paese sta ancora vivendo, USB ha siglato l'accordo, allegando una nota a verbale che ribadisce la necessità, di rivedere la legge che limita a quattro i comparti.
Ovviamente la nota a verbale non può esaurire la nostra lotta per un ampliamento dei comparti che guardi ai diritti e alle condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici e non alle smanie antidemocratiche dei sindacati complici. Nei prossimi giorni partiranno delle iniziative che intendono porre la questione ad un parlamento e ad un Governo che in verità già hanno mostrato sensibilità sul tema arrivando anche a pronunciarsi in questo senso pubblicamente in Aula. Adesso cari parlamentari e onorevoli Ministri, si tratta di passare dalle parole ai fatti.