Uno sciopero generale per rompere con lo stato terrorista di Israele
Non c’è angolo del Paese da cui non stia arrivando il segnale della mobilitazione. Ogni città grande e piccola sta rispondendo alla chiamata del “Blocchiamo tutto”. E’ una valanga di adesioni e di voglia di esserci che sta travolgendo tutto, vecchie appartenenze, distinzioni politiche e culturali, sigle sindacali, differenze generazionali e finanche religiose. L’orrore per quello che stiamo vedendo a Gaza è straripato finalmente in un grande bisogno di partecipazione e in un urlo condiviso: noi non siamo come voi. Voi complici di questa barbarie, voi ipocriti che vi nascondete dietro mille distinguo, voi bugiardi che continuate a commerciare con Israele e a vendere armi al loro esercito, voi che sostenete senza vergogna il loro diritto a difendersi, cioè a continuare ad occupare la Palestina.
Bloccare tutto significa innanzitutto questo: diamo un segnale alla popolazione palestinese che noi che sappiamo, che noi che abbiamo visto, che noi che conosciamo, non siamo rimasti fermi ma abbiamo cercato di aiutarli e di difenderli. Per questo al primo posto dello sciopero generale di domani 22 settembre c’è una parola d’ordine chiara che abbraccia tutti e tutte quelli che saremo in piazza: rottura immediata delle relazioni con lo Stato terrorista di Israele, che è il modo concreto con cui l’Italia può e deve reagire al conclamato genocidio in atto.
La sensazione è che saremo diverse centinaia di migliaia, forse milioni. A Palazzo Chigi decidano cosa fare e lo decidano in fretta perchè potrebbe arrivargli un avviso di sfratto.
Unione Sindacale di Base