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USB in piazza a Latina per Satnam Singh contro ricatti e ipocrisie

Roma -

L’USB ha risposto all’appello della Comunità indiana ed ha partecipato alla manifestazione di mercoledì 25 a Latina, che ha attraversato le strade cittadine per concludersi a pochi passi dalla Prefettura. In piazza migliaia di lavoratori indiani e tante bandiere della UIL e della Cisl.

Dietro gli striscioni della USB c’era una delegazione di lavoratori della Prosus, la fabbrica di Cremona che per mesi è stata occupata da un folto gruppo di lavoratori indiani in lotta contro i licenziamenti e il lavoro precario. C’erano diversi lavoratori africani della pianura pontina, sottoposti allo stesso ricatto dei tanti Satnam Singh che vivono e lavorano ogni giorno le terre della provincia di Latina. E c’erano gli studenti di OSA e Cambiare Rotta e i compagni di Potere al Popolo, scesi in piazza in solidarietà con i braccianti.

Al primo posto la denuncia dell’orrore che è emerso nella morte di un lavoratore che aveva subito un incidente gravissimo, ma che si sarebbe potuto salvare se solo il padrone avesse prestato i soccorsi che doveva. Ma nelle campagne di Latina è questo il livello di crudeltà a cui si è arrivati e che colpisce proprio i lavoratori più fragili, quelli che meno si possono difendere. E che sono naturalmente tutti quelli che non hanno un permesso di soggiorno, che non sono regolari e che pertanto sono obbligati a lavorare sotto ricatto.

La prima rivendicazione di USB è pertanto chiara e inequivocabile, la stessa che portiamo in piazza da tanti anni: via la legge Bossi-Fini e via soprattutto il nesso tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno. Finché chi viene in Italia sarà costretto dentro questa gabbia continueremo ad avere un esercito di lavoratori clandestini, impiegati nei lavori più umili e servili e sottoposti a condizioni disumane. Suonano ipocrite le parole delle più alte cariche dello Stato di fronte ad ogni tragedia come quella di Satnam Singh se ad esse non seguono le scelte conseguenti.

La seconda rivendicazione invece riguarda la gestione del mercato delle braccia in agricoltura. C’è bisogno del ritorno al Collocamento pubblico, di togliere ai padroni la gestione arbitraria della forza lavoro, di impedire la chiamata nominativa e obbligare i datori di lavoro a rivolgersi ad una struttura pubblica, i Centri per l’Impiego, per il loro fabbisogno di manodopera, sia quella stanziale che quella stagionale. Quando per anni si continua a parlare di caporalato e poi si finge di non vedere che la giungla attuale si realizza con la connivenza di tutti gli attori in campo, dalle forze dell’ordine alle istituzioni politiche, arrivando fino ai sindacati, compresi quelli in piazza ieri a Latina, vuol dire che le parole sono solo pura ipocrisia e nascondono il desiderio che nulla cambi.

Ma USB era piazza anche perché negli stessi giorni nella zona di Latina ci sono stati altri lavoratori morti sul lavoro e non solo nelle campagne. E qui ritorna l’altra grande questione irrisolta dei nostri tempi, il come combattere seriamente la piaga dell’insicurezza del lavoro. L’USB ribadisce l’urgenza di almeno due misure: introdurre il reato di omicidio sul lavoro come deterrenza per tutti i datori di lavoro all’applicazione scrupolosa delle norme in materia di prevenzione dei rischi. L’altra la necessità di dotare gli RLS, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, di sufficienti poteri e protezioni che li mettano in grado di esercitare con forza il loro ruolo, a cominciare dalle procedure di urgenza come previste dallo Statuto dei lavoratori per le azioni antisindacali.

Si tratta, è bene chiarirlo, di tutte proposte a costo quasi zero, che non solo non influirebbero sulle casse pubbliche ma che anzi avrebbero anche il merito di aumentare gli ingressi economici dello Stato, facendo crescere il numero di lavoratori regolari e quindi contribuenti.

Ma queste misure non piacciono alle associazioni datoriali, non piacciono ai padroni. Per loro il massimo della regolarizzazione in agricoltura è rappresentato dai voucher, che soltanto pochi mesi fa vennero riproposti proprio dalle associazioni datoriali agricole ad un tavolo sulla sicurezza sul lavoro (sic!) convocato dalla ministra Calderoni. E in buona sostanza non piacciono nemmeno a Cisl e Uil che si guardano bene dal disturbare il manovratore.

Al termine della manifestazione l’USB ha poi abbandonato la piazza. Quando la retorica e l’ipocrisia sono salite sul palco e si è capito che non ci sarebbe stato spazio per nessun intervento che dicesse le cose come stanno davvero, ce ne siamo andati. Nessuno interpreti questo gesto, però, come una rinuncia, perché non abbiamo intenzione di arretrare di un solo centimetro. A Latina come in tutte le campagne dove riusciremo a portare il seme della giustizia e della dignità del lavoro.

 

Unione Sindacale di Base