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USB: introdotta la quarantena part-time, il personale sanitario diventa carne da macello. Il 9 novembre presidio al Ministero della Salute

Nazionale -

Su tutto il territorio nazionale mancano decine di migliaia di infermieri, medici e operatori sanitari per fronteggiare quella che è diventata una vera e propria crisi sanitaria, mentre ricominciano a crescere i contagi tra medici e infermieri: 5032 in due mesi, con 16 morti.

Certamente la cosa più semplice e immediata da fare, dopo che la prima ondata di Covid-19 aveva messo in ginocchio l’intero Servizio sanitario nazionale, sarebbe stata il potenziamento  dei dipartimenti di prevenzione territoriali e l’attuazione di un serio e stabile  piano di assunzioni, tramite procedure concorsuali, stabilizzazioni e scorrimento delle numerose graduatorie abbandonate da anni, ma siccome per chi amministra la sanità pubblica la salute viene dopo il profitto, si mettono in atto soluzioni alternative finalizzate al reclutamento riciclando sempre lo stesso personale.

Sta accadendo ai lavoratori e alle lavoratrici della Sanità per i quali si introduce la quarantena part-time: significa che dopo il contatto con un soggetto positivo si è tenuti a rimanere in quarantena durante il tempo libero, ma si deve continuare a lavorare.

L’apripista è una delibera della Regione Lombardia del 26 ottobre, una presa di posizione gravissima che rischia di legittimare analoghi comportamenti nel resto del Paese.

Una disposizione molto pericolosa sia per la salute delle lavoratrici e dei lavoratori che dei cittadini tutti e che fa ridiventare gli ospedali luoghi non sicuri e fonte di infezione, con il personale sanitario nel ruolo di involontario untore.

Invece di assumere personale, di riaprire ospedali e ripristinare posti letto, di potenziare le terapie intensive e far rivivere la necessaria medicina territoriale, si trovano soluzioni assurde che rischiano di diventare un ulteriore problema anziché fornire la soluzione.

La mancata assunzione di personale è, d’altra parte, la causa della chiusura dei servizi non dedicati al Covid-19, che impedirà ai cittadini di ricevere le cure ordinarie e avrà un impatto devastante sul tasso di mortalità e sull’aspettativa di vita nel medio-lungo termine.

Con queste ragioni i prossimi giorni saremo nelle piazze di tutta l’Italia e il 9 novembre in presidio al Ministero della Salute per chiedere SANITÀ PUBBLICA, ASSUNZIONI STABILI!

 29-10-2020

 Unione Sindacale di Base - Sanità