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Usb PI Sanità, scudo penale nel milleproroghe: depenalizzazione dell’atto medico o impunità per la distruzione del SSN?

Nazionale -

Tanto per essere chiari diciamo subito che porre un freno alla medicina difensiva non solo è necessario ma pure giusto. Non solo per il dispendio di risorse che essa comporta e che vengono sottratte alle cure, ma anche per gli effetti potenzialmente dannosi sulla salute che una eccessiva medicalizzazione, in assenza di reale necessità, comporta.

Sulla medicina difensiva d’altronde è nato, non casualmente, un prolifico filone di professionisti del contenzioso sanitario il cui fine ultimo non è certamente la preoccupazione per la salute dei cittadini.

La medicina non è una scienza esatta e la morte è un evento fisiologico non attribuibile solo alle scelte mediche.

L’errore medico, in assenza di dolo, e in conseguenza di azioni esercitate “in scienza e coscienza” non può essere questione da derubricare alla voce tribunali.

Un medico, costretto a prescrivere esami o accertamenti non necessari nel solo tentativo di giustificarsi in tribunale, dove nel 97% dei casi il fatto viene dichiarato insussistente, non fa un buon servizio ai cittadini e non contribuisce allo stato di salute del singolo e della collettività.

Riteniamo, quindi, sensata la possibilità di revisione del codice penale sulla responsabilità professionale dei medici e delle figure sanitarie e pensiamo che questa, insieme a numerosi altri interventi di natura strutturale, possa persino contribuire a riavvicinare le professioni sanitarie ai reali bisogni dei cittadini.

L’emendamento inserito nel milleproroghe però va ben oltre la depenalizzazione della colpa derivante dalla scelta medica e copre, invece, l’errore causato dalla carenza di personale e dalle condizioni di lavoro alle quali i medici e il personale sanitario sono costretti. Errori quindi, non solo possibili, ma altamente probabili nella quotidianità di un SSN massacrato dai tagli e dai paletti messi alla possibilità di nuove assunzioni.

È il governo che scuda sé stesso per continuare a disincentivare la sanità pubblica!

Della carenza di personale non sono responsabili i medici e il personale sanitario che, al pari dei cittadini, la subiscono e la pagano sulla propria pelle. La carenza di personale è una precisa scelta e responsabilità del governo nazionale e delle Regioni, mentre l’organizzazione del lavoro che ne consegue è direttamente in capo alle direzioni aziendali. Mettere in atto uno scudo penale di così vasta portata, che certifica che la carenza di personale giustifica di per sé la colpa grave è uno scempio, non solo giuridico.  È roba da medicina di guerra e delle catastrofi quando si è costretti, per evidente sproporzione tra le forze in campo e la natura eccezionale dell’evento, a salvare chi si può. Le leggi non fanno solo giurisprudenza ma anche cultura e il segnale che si invia è un gran brutto segnale, anche sul piano simbolico, visto che tale norma è stata attuata durante l’emergenza pandemica.

Una scelta non giustificabile, nemmeno in via transitoria (la norma scade a dicembre 2024) e prevalentemente indirizzata alla salvaguardia di quelle aziende sanitarie e ospedaliere (la maggior parte) che, a tutt’oggi, non hanno assolto l’obbligo di assicurazione contro gli eventuali danni causati ai cittadini. E che non le metterà, peraltro, al riparo dalla pioggia di cause civili che fioccheranno.

Il governo tenta di nascondere sotto il tappeto anni di scelte criminali sul numero chiuso alle facoltà di medicina e, ancor peggio, di incapacità di programmazione e indirizzo delle scuole di specializzazione, una responsabilità che certo non possiamo addossare al governo attuale se non nella misura dell’assenza di un evidente cambio di rotta rispetto ai precedenti.

Lo “scudo penale” non basterà a fermare la fuga dei medici dagli ospedali, che ha radici, sociali ed economiche, ben più profonde e di cui, le denunce - al pari delle aggressioni al personale sanitario - non sono che gli effetti più evidenti.

Del resto, del loro screditamento sociale, i medici, sono quota parte responsabili per aver avallato, condiviso e finanche richiesto la commistione del privato nel servizio pubblico attraverso l’uso e l’abuso dell’intramoenia che, a tutto è servita, salvo che a ridurre le liste d’attesa!

Lo scudo penale, in combinato disposto con l’emendamento che vorrebbe alzare ulteriormente l’età pensionabile di medici e infermieri a 72 anni e alla maggiorazione economica per gli straordinari del personale già in servizio, decisa in Legge di Bilancio, rivelano chiaramente l’intenzione di far morire la sanità pubblica per consunzione e regalare l’enorme patrimonio umano, che rappresenta il SSN, al privato, facendone pagare i costi sociali ai lavoratori, alle lavoratrici e ai cittadini.

Siamo ora curiosi di vedere se questo intervento a gamba tesa del governo servirà a portare i medici alla firma di un CCNL (il prossimo 23 gennaio) molto contestato dalla categoria e, soprattutto, se sarà in grado di fermare le proteste a difesa della sanità pubblica (alle quali abbiamo manifestato la nostra solidarietà e che avevamo anticipato con uno sciopero generale il 17 novembre) sfociate negli scioperi del dicembre scorso e di quelli già annunciati per fine gennaio. Se così fosse, sarebbe un segnale devastante da parte dei medici.

 

USB Pubblico Impiego - Sanità