USB Rai: ci rifiutiamo di essere il microfono del Governo, il 13 dicembre Sciopero Generale
La manovra economica in discussione è in perfetta continuità con le volontà del Governo e di Confindustria: non si interviene concretamente sui profitti straordinari delle grandi industrie, delle banche e delle compagnie energetiche, mentre si continua a far pagare alle lavoratrici e ai lavoratori il costo della crisi energetica e alimentare, resa ancora più grave dall’economia di guerra che questo Governo è determinato a portare avanti.
Non siamo disposti a sostenere le spese per gli armamenti di guerre che non vogliamo.
Anche noi, lavoratrici e lavoratori della RAI, aderiamo allo sciopero generale di venerdì 13 dicembre. Ci rifiutiamo categoricamente di essere il megafono malpagato del Governo e delle sue manovre antipopolari e belliciste.
Il nostro contratto collettivo è scaduto ormai da un anno e gli aumenti salariali proposti dall’azienda, già insufficienti a coprire l’aumento delle spese e dell’inflazione, sono messi a repentaglio da un passaggio preciso del testo della manovra economica, che impone alla RAI il divieto di incrementare la spesa nel 2025, con un taglio di almeno il 2% rispetto alla media 2021-2022-2023 nel 2026, che raddoppia al 4% nel 2027.
Scioperiamo per dire no all'economia di guerra, sì all’aumento dei salari e delle pensioni, per la tutela e il rilancio dei servizi pubblici, della sanità e dell’istruzione, per difendere i posti di lavoro nel quadro della transizione ecologica e digitale. Per rinnovi contrattuali nazionali che tengano il passo con l’aumento del costo della vita, contro la precarietà e il lavoro povero, per il salario minimo, per tutelare il diritto alla casa e l’accesso ai servizi pubblici. Più salute e sicurezza: fermiamo la strage nei luoghi di lavoro. Se il Governo attacca la classe lavoratrice, la classe lavoratrice risponderà.