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USB Scuola, 60 e 30 cfu: pizzo di Stato e percorsi privi di contenuti. Verso l'assemblea del 13 ottobre e lo sciopero del 17 novembre

Roma -

La pubblicazione del DPCM che regola le nuove modalità di abilitazione ufficializza il pizzo di Stato ai danni dei precari e di tutti gli studenti che stanno terminando i loro percorsi di studi universitari. Ne parleremo il 13 ottobre, durante l'assemblea che affronterà anche la questione dell'anno di prova dei neoimmessi.

Attraverso un contorto sistema di acquisizione dei CFU, gestito dalle università statali e telematiche, su contenuti che non fanno altro che riprodurre metodologie e temi di una pedagogia ormai svuotata di ogni pensiero critico, il Ministro Valditara oltre a svilire il valore dell’abilitazione all’insegnamento, avvia un sistema di compravendita di CFU che mette le mani nelle tasche di migliaia di studenti e precari. Negli anni abbiamo visto proliferare un sistema di acquisizione di titoli gestito in gran parte dalle università telematiche e da enti di formazione legati ai sindacati gialli (basta solo pensare all’ultima frontiera aperta dalla FLC CGIL per l’acquisizione delle certificazioni informatiche tramite l’associazione Proteo). Un mercato che ha costretto migliaia di precari a investire centinaia, quando non migliaia, di euro in titoli per scalare le graduatorie. L’ultima frontiera di Valditara è l’estensione di questo sistema anche ai percorsi abilitanti, da un lato per foraggiare le università statali che hanno ormai smarrito la loro funzione formativa, ma dall’altro alimentando il sistema delle università telematiche e degli enti di formazione, funzionali alla mercificazione della cultura e allo svilimento della parola “formazione”. Tutto questo nel silenzio complice di CGIL, CISL, UIL, Snals, Gilda ed Anief, sindacati proni ai governi di turno e pronti a cogliere le convenienze “economiche” dei nuovi interventi legislativi. Il 17 novembre USB sciopererà per chiedere, come sempre, un sistema di formazione di qualità, centrato sui saperi oggetto di insegnamento-apprendimento, a carico dello Stato, ma anche un intervento immediato per calmierare i prezzi di questi percorsi abilitanti, costi non alla portata dei ceti popolari, mostrando ancora una volta che ormai il mondo della formazione si rivolge soprattutto alle élite di questo paese, escludendo le fasce popolari e aprendo una nuova frontiera della lotta di classe. Un accesso all'insegnamento così organizzato impedisce di fatto l’accesso all’insegnamento a chi non ha le risorse economiche per partecipare a questa compravendita di titoli e abilitazioni e svaluta ancora di più la professione docenti.

Una professione che oramai, evidentemente, su può comprare in un mercato per nulla trasparente.

Contro questo sistema scioperiamo il 17 novembre insieme a tutti i lavoratori della scuola e a tutti i lavoratori pubblici.

Chi non parla è complice, chi non protesta non ha diritto neanche a lamentarsi.

USB Scuola