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USB Taxi. La precettazione di Salvini contro lo sciopero del trasporto locale non riguarda solo i lavoratori di quel servizio, ma riguarda tutta la Società

Nazionale -

Da molto tempo in Italia i lavoratori vivono una condizione assurda, mirata a impedirci di esercitare liberamente un diritto, sancito perfino costituzionalmente (art.40).

Eppure siamo gli unici in Europa ad avere una legge (n.146/90) che sostanzialmente impedisce ai lavoratori dei SERVIZI PUBBLICI di difendersi. In Italia non sentiremo mai parlare di scioperi che bloccano i trasporti per una settimana com'è accaduto per i lavoratori francesi qualche mese fa, così com'è impossibile leggere di scioperi come quello dei ferrovieri inglesi che per un mese tennero testa al Governo. Da noi in Italia non si può fare. Queste modalità in Italia non esistono perché nonostante il sacrificio economico che comporta scioperare, c'è una Legge appunto la n.146 del 1990 che limita pesantemente quel diritto.

Ma il Min. Salvini ora va addirittura oltre. Infatti lo sciopero negato ai lavoratori del Trasporto Locale, è una decisione presa addirittura "fuori legge". Questo perché, la proclamazione già spostata una prima volta, era stata effettuata all'interno dei vincoli imposti, come ad esempio: i 10 giorni tra la proclamazione e la data dello sciopero, oppure l'impossibilità di scioperare in alcuni periodi dell'anno (franchigia) ad esempio dal 17 dicembre al 9 gennaio. Eppure nonostante questi vincoli il Ministro assume decisioni che travalicano quelle norme. Un pò come se l'arbitro di una partita di calcio, assegnasse un rigore per un intervento compiuto a partita finita e dopo il fischio finale, solo perché il risultato non gli piace.

Cosa devono fare allora i lavoratori quando devono contrastare le decisioni che vogliono danneggiarli?
Cosa devono fare quando il loro reddito non gli permette di arrivare a fine mese?
Fare come dice il Ministro: lamentarsi ma non dar fastidio? Sopportare e porgere l'altra guancia?

Chi è il vero responsabile di una protesta? Chi per anni non rinnova un contratto o chi chiede di rinnovarlo?

Quando si sciopera non si percepisce un corrispettivo per quella giornata. Il salario di quel mese sarà più leggero, quindi è una decisione grave, che non viene presa per fare un ponte lungo, specie poi quando la settimana lavorativa prevede di lavorare anche il sabato e domenica. Si sciopera e conseguentemente si crea un disservizio, per portare all'attenzione un diritto, un'esigenza. Sentire le prediche sulla scelta del giorno da quei parlamentari che viceversa chiudono le Camere dal venerdì al lunedì o che d'estate si riposano per due mesi e più, o che per Natale staccano per un mese, è veramente disgustoso. Ma la cosa peggiore è il tentativo d'istigare l'opinione pubblica ad un linciaggio morale contro i lavoratori. Quando un Parlamentare che in vita sua non ha mai lavorato un giorno, afferma che non si può bloccare il Paese qualunque sia la motivazione, che bisogna aver pazienza, mentre poi si autoaumentano gli stipendi, mentre chiedono sacrifici a chi non riesce ad arrivare a fine mese, è proprio il bove che dice cornuto all'asino!

La solidarietà può esser l'arma da utilizzare oggi per evitare domani di trovarci in questa condizione, disarmati e senza strumenti per contrastare chi vuole peggiorare le nostre condizioni di lavoro.
È il momento di decidere da che parte stare, o si mette la testa sotto la sabbia, sperando che la precettazione non ci riguardi, o si comprende che questi attacchi riguardano tutto il mondo del lavoro e la difesa del diritto di sciopero significa esser più forti domani.

Venerdì 15 dicembre ore 17:00 - Piazza Aldo Moro; Roma -  per fermare l'attacco al diritto di SCIOPERO.

 

15 dicembre 2023

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