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Wartsila Italia, non c’è nessun piano: necessaria una mobilitazione pesante dei lavoratori e della città di Trieste

Roma -

Non esistono abbastanza epiteti per apostrofare l’atteggiamento della multinazionale finlandese Wartsila, che anche oggi si è presentata al tavolo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy senza aver alcuna proposta credibile di reindustrializzazione del sito. Non c’è nessun piano.

Oggi però la situazione è anche peggiore: perché dopo mesi di rinvii e scuse accampate, di quelle numerose soluzioni di reindustrializzazione di cui si è tanto parlato ne sono rimaste solo due, ed entrambe non rappresentano in alcun modo una garanzia per l’occupazione e la ripresa dell’attività industriale del sito produttivo di Trieste.

I soggetti con le caratteristiche più interessanti infatti se ne sono andati dalla partita: rimangono invece la IMR Industries e la H2Energy.

La prima è un’azienda legata alla componentistica per l’automotive, con produzione dedicata a componenti in plastica sia per interni che esterni autoveicoli. Potrebbe assumere fino a 250 dipendenti entro il 2025 con un misero investimento di 20 milioni di euro.

La seconda soluzione proposta invece è una start-up con un capitale sociale di 7 milioni di euro e un organico attuale di 30 addetti, disponibile ad assorbire entro il 2026 tra i 280 ed i 300 lavoratori con un investimento di appena 11 milioni.

I numeri parlano da soli, e rappresentano in modo evidente come entrambe le soluzioni non siano solide, per non parlare del fatto che non garantiscono in alcun modo l’occupazione.

USB durante lo svolgimento del tavolo ha dato un giudizio estremamente negativo, sia sulla proposta dell’azienda ma anche sul suo atteggiamento irrispettoso verso i lavoratori, i sindacati e le istituzioni tutte.

Oggi l’azienda di fatto non ha nulla in mano, mentre il tempo verso la fatidica scadenza del 30 settembre – quella sancita dall’accordo sottoscritto da Fim Fiom Uilm – scorre inesorabile.

Al tavolo, la nostra organizzazione ha posto la necessità che Ministero e Regione agiscano in questa vertenza con maggior protagonismo: bisogna impedire che l’azienda in questo percorso “faccia da sola”. Abbiamo visto come affidare lo scouting a Wartsila si sia dimostrata un’inefficace ed inutile perdita di tempo. Se non si trova subito un soggetto industriale in grado di insediare una produzione strategica, al pari di quella dei grandi motori navali, è necessario l’intervento pubblico diretto.

Ora che questa vertenza si fa così complessa, serve tutta l’attenzione della città su Wartsila. La decisione di liberare l’azienda dal presidio e dal blocco dei motori si è rivelata drammaticamente errata; ora è necessario che tutte le organizzazioni valutino subito una mobilitazione pesante e rabbiosa delle lavoratrici e dei lavoratori, come di Trieste tutta.

USB il 26 maggio 2023, giorno dello sciopero generale nazionale già proclamato, valuterà di indire un iniziativa pubblica rivolta a garantire la massima attenzione su questa vertenza.

p. Esecutivo nazionale confederale USB

Industria Nazionale – Lavoro Privato

Sasha Colautti                                                                                                                                          

 

Roma 18.05.2023