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Ex GKN, Borgomeo liquida l’azienda. USB: serve l’intervento diretto del governo con un decreto “salva Automotive”

Roma -

L’agonia della gestione “QF” dello stabilimento ex GKN di Campi Bisenzio ha avuto il suo epilogo al tavolo ministeriale odierno. Al posto dell’azienda, com’era prevedibile, si è presentato un team di giuslavoristi, tecnici con il compito di gestire la messa in liquidazione dell’azienda.

La parabola di Borgomeo e della sua QF si è conclusa con l’ennesimo colpo di scena, l’ennesimo schiaffo dato ai lavoratori, al territorio, alla Regione Toscana ed al Governo. Un piano industriale balbuziente e mai realizzato, un vissuto fatto solo di proclami e poca concretezza rappresentano la pochezza di questa modalità di fare impresa, fatta di “salvatori della patria”, di cavalieri senza macchia sul destriero bianco che arrivano in salvataggio della situazione. Nulla di tutto questo.

Ciò che è peggio e che avevamo ragione noi fin dall’inizio, quando chiedevamo la nazionalizzazione e l’esproprio dello stabilimento, mentre qualcuno ci guardava come se fossimo dei pazzi.

Ora però siamo a punto e a capo. Anzi la situazione è peggiore anche rispetto all’uscita di GKN, perché i lavoratori attendono da 5 mesi lo stipendio, e sono sempre meno.

Fa bene il Ministero (presente il sottosegretario Fausta Bergamotto) a chiedere il ritiro della messa in liquidazione, perché questo permetterebbe di ripartire nel percorso condiviso con le istituzioni, in cui la Regione Toscana si è fatta soggetto promotore di uno scouting per la re-industrializzazione. Un percorso che ha avvicinato ben 6 soggetti industriali interessati allo stabilimento. Ma questo è parte della soluzione. Questo da solo non basta.

Per USB è necessario infatti che la discussione rientri nel quadro di gestione di settore, l’Automotive, in cui quella di GKN è solo la punta dell’iceberg di una crisi che diventerà strutturale a meno che non ci sia un intervento economico e normativo a tutela dello stesso.

C’è il decreto “salva Ilva”? Allora noi chiediamo il decreto “salva Automotive”, salva GKN: deve essere infatti chiaro che nessun posto di lavoro può andare perduto nel quadro delle riconversioni industriali a cui sarà sottoposto il settore da qui al 2035, anche a causa della transizione dal motore endotermico a quello elettrico.

Servono gli investimenti, le politiche industriali e soprattutto serve che ci sia l’intervento pubblico diretto laddove si presentino condizioni industriali tali da garantire la ripresa produttiva, come nel caso della GKN, dove quel sito produttivo e i suoi lavoratori possono essere immessi in un piano strategico di produzione “green” dentro l’Automotive.

 

USB Lavoro Privato – Industria

Sasha Colautti